“Scudo ancora troppo debole” ma Monti trova il muro della Merkel e dei falchi del Nord

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ROMA â€” Con Monti in Russia è il ministro Grilli a monitorare le pericolose evoluzioni della Borsa e degli spread. Alla chiusura dei listini nei palazzi del governo si tira un mezzo sospiro di sollievo, i danni potevano essere anche peggiori. Ma per il resto c’è poco da stare allegri. Anzi. Per tutta la giornata Grilli resta attaccato al telefono. È in contatto con diversi colleghi europei, ma soprattutto si sente a ripetizione con Monti che nelle ore più drammatiche di questo nuovo lunedì nero è impegnato nella bilaterale con Putin. Oggi premier e ministro dell’Economia si vedranno di persona per fare il punto della situazione a Palazzo Chigi, a ridosso della riunione con il governatore del quasi default siciliano Raffaele Lombardo. Ma intanto un punto fermo il premier lo ha messo.
Proprio di fianco a Putin Monti spiega che i terremoti sui mercati «poco hanno a che fare con i problemi dell’Italia», piuttosto dipendono dal contagio in corso nella Ue e da «notizie e dichiarazioni sulle decisioni prese dal summit di fine giugno che invece dovrebbero essere attuate in tempi brevi e senza rumore». Un riferimento allo scudo anti-spread che a posteriori i falchi del Nord hanno invano cercato di rimettere in discussione. Al contrario per Monti la barriera per neutralizzare i mercati dovrebbe essere rinforzata: «Dargli una licenza bancaria sarebbe un motivo di agilità » per lo scudo, «ma non credo sarà  facile ottenerla nel breve periodo, sappiamo che ci sono resistenze».
Si tratta di una battaglia tra cancellerie che segretamente si consuma da mesi. L’Italia e le istituzioni Ue chiedono che il futuro fondo salva- Stati dell’Unione (l’Esm, che funzionerà  anche da scudo contro gli spread) possa operare come un qualsiasi banca, con la possibilità  di rifornirsi di liquidità  presso la Bce. Il che renderebbe praticamente illimitata la sua capacità  di intervento e di dissuasione per gli speculatori. «Più soldi dai al fondo — ripete da mesi Monti ai partner Ue — meno probabile è che li si debba sborsare». D’altra parte si teme che i 500 miliardi dell’Esm, al quale si aggiungeranno un centinaio residui del fondo temporaneo Efsf, potrebbero non bastare né a calmare gli spread né a salvare contemporaneamente altre nazioni oltre alla Grecia.
In una prima bozza del fondo scritta lo scorso inverno da Bruxelles la licenza bancaria era anche prevista. Ma poi i soliti noti del Nord — Merkel, Katainen e Rutte — l’hanno fatta scomparire. Sono loro a non volerla perché, dicono, equivarrebbe a gettare nella mischia la Bce (e soprattutto i suoi soldi).
Per loro una bestemmia. Dunque il trio Monti-Moavero-Grilli farà  della licenza bancaria per l’Esm uno dei temi centrali della nuova campagna europea italiana che partirà  con il tour diplomatico della prossima settimana, quando Monti andrà  nella tana del lupo. A Helsinki, il primo agosto, vedrà  il premier finlandese Jyrki Katainen. E se il giorno successivo visiterà  a Madrid “l’alleato” Rajoy, dopo (si sta ancora fissando la data) volerà  all’Aia dall’olandese Mark Rutte, l’altro super-falco del rigore. «Cercheremo di smentire i loro pregiudizi nei nostri confronti — spiega una fonte governativa — racconteremo cosa stiamo facendo e cosa faremo». Insomma, basta con le incomprensioni che poi portano a epiche battaglie come quella del summit europeo di fine giugno. Per questo Monti ribadirà  che all’Italia non serve nessun aiuto europeo e chiederà  di non ripetere dichiarazioni come quelle che dopo il vertice di Bruxelles hanno scatenato i mercati. Gli italiani vogliono anche capire le vere intenzioni dei nordici. Monti batterà  molto sulla Grecia. Se ormai in Germania si parla apertamente di buttarla fuori dall’euro, figurarsi più a Nord. Dove sono convinti che la moneta unica sarà  in grado di resistere allo shock. E poco male se Atene si tirerà  dietro anche Lisbona, Dublino e, chissà , pure Madrid. Analisi che a Roma viene ribaltata: «Un conto — ripete il premier ai suoi — è avere a che fare con l’effetto contagio, che puoi fermare. Altra cosa è dover fronteggiare l’effetto domino, che se ti sfugge di mano fa saltare tutto». L’euro, ma prima ancora l’Italia. Sarà  dunque un agosto di tensioni sui mercati e di negoziati tra le capitali, visto che della capacità  del fondo e della sorte della Grecia non si
parlerà  prima della decisione della Corte costituzionale tedesca sulla legalità  dell’Esm (12 settembre, tempi lunghi che hanno irritato Roma) e della scadenza per il versamento della nuova tranche di aiuti per Atene (fine settembre).
Tutti fattori esterni all’Italia. Per questo il governo pur restando in massima allerta non prevede misure d’emergenza per contrastare i mercati. Al massimo potrebbe farlo la Bce di Draghi. E, si spera a Roma, subito. «È vero — spiega un ministro di rango — che per il prossimo mese non ci sono aste di Btp e quindi lo spread non ci porta al default, ma tassi così alti comunque danneggiano l’economia e aggravano la recessione. Oltretutto la Bce non può intervenire a ridosso delle aste di settembre, perché non sarebbe credibile: i mercati hanno bisogno di fiducia e solo un intervento deciso e a lungo termine di Francoforte possono dargliela».


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