Sanità in rosso per otto Regioni Irpef più cara dal prossimo anno
ROMA — Dopo il caso Sicilia, declassata ieri da Moody’s da Baa2 a Baa3, scoppia quello Campania e si aggrava la situazione finanziaria delle Regioni. La sola spesa per interessi, su mutui, prestiti e operazioni finanziare, ammonta per tutte le Regioni italiane a circa 2,1 miliardi all’anno: una somma sostenibile solo se i trasferimenti arrivano a destinazione e se, come è accaduto in Sicilia nei giorni scorsi, la Ragioneria generale dello Stato firma, all’ultimo momento, un «assegno » da 400 milioni. Una situazione assai critica che, in momenti di grave difficoltà per la finanza pubblica, apre la strada ad un ulteriore aumento delle tasse. Un emendamento del Pdl al decreto sulla spending review, in discussione al Senato, rende possibile un rincaro delle addizionali Irpef per le otto Regioni attualmente in deficit sanitario conclamato o sotto stretta sorveglianza.
ANTICIPO DI UN ANNO
In pratica si anticipa di un anno, al 2013 invece del 2014, la possibilità di raggiungere il tetto dell’aumento dell’addizionale all’1,1 per cento. Il tetto è attualmente fissato, dalla legge sul federalismo fiscale, all’0,5 per cento per il 2013 e fino all’1,1 per cento per l’anno successivo. Le due aliquote si sommano naturalmente a quella di base, uguale per tutte le Regioni, elevata dal recente provvedimento «Salva-Italia» all’1,23% (dallo 0,9%). Per i contribuenti, se le misure verranno approvate dal Parlamento e messe in atto dalle Regioni, si profila un aumento dell’addizionale Irpef per il prossimo anno che costerà , secondo le stime della Uil servizio politiche territoriali, 138 euro a testa.
LE OTTO REGIONI
Il meccanismo non varrà tuttavia per tutte le Regioni ma solo per le otto che sono sotto osservazione o sono state commissariate per eccesso di deficit sanitario. Si tratta di Calabria, Campania e Molise, in «cartellino rosso», e obbligate dal maggio scorso ad un ulteriore aumento dello 0,30 per cento: attualmente sono tutte collocate al 2,03 per cento e potranno passare al 2,63 per cento. Ci sono poi le tre regioni in «cartellino giallo», Abruzzo, Calabria e Sicilia, che non hanno subito l’aumento di 0,30 per cento, ma sono comunque giunte alla quota obbligatoria dell’ 1,73 per cento: saliranno al 2,33 per cento. Infine ci sono Piemonte e Puglia che sono sotto piano di rientro della spesa sanitaria e non hanno avuto l’obbligo di aumento delle aliquote: hanno adottato autonomamente aumenti per fasce che rientrano nella forchetta 1,23-1,73 per cento. La situazione dei deficit sanitari continua del resto ad allarmare. Secondo dati della Ragioneria generale, esposti nell’ambito dei lavori della Commissione Giarda, nel periodo nel 2009 una Regione come il Lazio ha prodotto un deficit sanitario di 1,4 miliardi pari al
15,2 per cento del finanziamento (comprese del entrate proprie per i ticket). Il rapporto deficit-finanziamenti era in Campania dell’8,3
per cento, in Molise del 14,3 per cento, in Sicilia del 3,3 per cento.
DEBITI E INTERESSI
Anche la situazione dei debiti non rassicura. Le Regioni italiane pagano ogni anno 2,1 miliardi di interessi passivi: alla Cassa depositi e prestiti, per mutui bancari a breve e a lungo termine, per operazioni finanziarie e di cartolarizzazione. Il record della spesa per interessi è del Lazio con 579 milioni, al secondo posto la Sicilia con 256,2 milioni, segue la Campania con 222,2 milioni, al quarto posto il Piemonte con 160,6 milioni.
I TAGLIA AI COMUNI
Sul fronte dei Comuni l’allarme sul pagamento degli stipendi di agosto non si attenua. «Siamo di fronte ad un deficit di liquidità che, unito al taglio dei trasferimenti statali, può provocare anche situazioni di estrema gravità come quella denunciata dal vicepresidente dell’Anci Cattaneo», ha confermato ieri il presidente dell’Anci, Graziano Delrio. Ed ha aggiunto: «Di Comuni a rischio ce ne sono parecchi, molti al Sud, perché dipendono di più dai trasferimenti. Tra questi: Napoli, Reggio Calabria e Lecce». Il
direttore generale dell’Anci Angelo Rughetti, ieri ha rincarato la dose: «Il decreto legge spending review della cosiddetta fase due, dispone per i Comuni una riduzione di 500 milioni per il 2012, che diventano di 2 miliardi a decorrere dal 2013»:
BOCCATA D’OSSIGENO
Una boccata d’ossigeno è giunta tuttavia dall’esame del provvedimento della «spending review» ieri al Senato. Con un emendamento presentato in commissione Bilancio al Senato, firmato dai relatori Gilberto Pichetto Fratin per il Pdl e Paolo Giaretta per il Pd, sono stati sbloccati 800 milioni che, grazie ad un accordo già raggiunto tra governo, Regioni e Anci, arriveranno ai Comuni attraverso le Regioni.
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