by Editore | 25 Luglio 2012 8:42
ROMA — Il ministro Enzo Moavero Milanesi risponde al telefono, una, due, tre volte. Un bombardamento di chiamate da uffici stampa e ambasciate, tutte con la stessa domanda: «Ma è vero che avete fatto un comunicato congiunto con Madrid e Parigi chiedendo l’immediata applicazione dello scudo anti-spread, deciso al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno?». Il ministro cade dalle nuvole, stupefatto: «Quale comunicato?». Perché di note congiunte non ne sono mai state ipotizzate, tantomeno sullo scudo. E poi la seduta del Consiglio affari generali di Bruxelles a cui aveva appena partecipato, era interlocutoria, non decisiva. E così, d’accordo con Palazzo Chigi e con la Francia, ecco la smentita ufficiale, che esprime «stupore» per la «pretesa dichiarazione congiunta», iniziativa della quale il governo italiano «non è al corrente». Incidente diplomatico che imbarazza i governi e che irrita il premier italiano Mario Monti, già alle prese con una situazione italiana per nulla serena, con un accordo sulla legge elettorale che non si riesce a trovare e con una maggioranza sempre più divisa.
Se è chiaro che il comunicato congiunto non c’è mai stato e che la comunicazione data dallo spagnolo Mendez de Vigo sul sito della Moncloa è stata imprecisa e scorretta, resta da capire come sia nato l’incidente. Moavero assicura che non c’è stata nessuna riunione a tre, nessun colloquio tra loro, neanche informale. Nel suo discorso si è limitato a sottolineare genericamente l’importanza di dare esecuzione agli accordi del vertice, in particolare per quanto riguarda le misure sull’occupazione e sulla crescita. Un discorso che non aveva nulla di particolarmente rivoluzionario. Del resto, non avrebbe potuto esserlo, visto che un appello come quello diramato dalla Spagna poteva essere deciso solo in sede Ecofin. Peraltro, anche la nota spagnola non parlava di spread, ma accennava genericamente alle decisioni prese nel vertice di Bruxelles di giugno.
Di fronte a questo pasticcio diplomatico, Parigi e Roma si sono consultate e hanno deciso di smentire, anche per rassicurare Berlino. Il ministro Mendez de Vigo, sollecitato, si è scusato, parlando di «malinteso». Strano malinteso, nato dal sito del governo spagnolo, in una pagina poi rimossa. Fraintendimento che ne segue un altro recente, provocato dal ministro Cristobal Montoro. Inevitabile il retropensiero che non si tratti di un errore, ma di tentativi, magari maldestri, di accelerare. Dubbio rimasto al governo italiano e francese. Anche se è evidente che questo incidente ha frenato più che accelerato le iniziative per arrivare a una rapida applicazione dello scudo anti-spread.
Ma Monti deve anche gestire una situazione italiana che gli dà non poche preoccupazioni. La sua agenda è fitta di incontri. Ieri ha avuto un colloquio con il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. E oggi incontrerà il segretario del Pd Pier Luigi Bersani e il suo omologo del Pdl Angelino Alfano. Il premier cercherà di capire i margini di manovra dei partiti e la possibile evoluzione del quadro politico. Monti è preoccupato dalle divisioni che continuano nella maggioranza e non dà per scontato che si raggiunga un accordo sulla legge elettorale, intesa necessaria per andare al voto, che sia a novembre o alla scadenza naturale. Tra gli ostacoli, un Silvio Berlusconi che non ha ancora scoperto le carte e continua a temporeggiare, non prendendo una posizione chiara sulla legge elettorale. Resta sullo sfondo, ma non troppo, una crisi economica che non accenna a risolversi e che anzi, vede nuove accelerazioni che non ne fanno intravedere la fine.
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