Rai, Gubitosi nuovo dg (con polemiche)
ROMA — Otto voti favorevoli, un’astensione e l’avvio di una polemica sul compenso «poco sobrio» di 650 mila euro: Luigi Gubitosi, ex manager Fiat e Wind, è il nuovo direttore generale della Rai.
Si è chiuso così, non senza difficoltà , il primo round della sfida lanciata in mattinata dalla neo-presidente, Anna Maria Tarantola, in un discorso al Cda, girato subito a tutti i dipendenti. Dopo aver ringraziato il «premier Monti in qualità di azionista e la Vigilanza» per la fiducia ricevuta, Tarantola ha indicato come «obiettivo primario il risanamento» dell’azienda e ha invitato tutti a «fare squadra» per fare della Rai «un’eccellenza nell’informazione, autorevole e indipendente, nell’intrattenimento, capace di coniugare divertimento, rispetto e correttezza, nella capacità di elevare il livello culturale del Paese».
Un round che si è chiuso con un’unica voce discorde: quella del consigliere Rai, di area Pdl, Antonio Verro che, dopo essersi astenuto ha colto in contropiede i nuovi vertici dichiarando: «In un contesto difficile, in cui tutti quanti siamo chiamati a fare sacrifici, avrei auspicato maggiore sobrietà sulle clausole relative al compenso del nuovo dg Gubitosi». Di più non ha voluto dire, ma il riserbo è stato subito bucato da un’indiscrezione: il manager napoletano, dai solidi studi dai Gesuiti, una cultura descritta dai suoi ex collaboratori come enciclopedica, una notevole maestria scacchistica e una robusta fede romanista, avrebbe ottenuto un’assunzione a tempo indeterminato e un compenso di 650 mila euro. Un impegno che avrebbe sollevato un’obiezione da parte del consigliere della Corte dei Conti, presente al cda, che avrebbe avanzato una riserva proprio su questo punto. Anche se fonti del cda specificano che il compenso sarebbe composto da una quota fissa «sensibilmente inferiore ai 500 mila euro annui della ex dg Lorenza Lei» più un’indennità da rinegoziare al ribasso. Ma l’Usigrai lancia un appello al nuovo dg: «Rinunci alla garanzia del tempo indeterminato».
Certo è che la nomina c’è. E la Lei dovrà mollare la stanza dove le voci maligne la davano per barricata, in attesa di una nomina di consolazione che avrebbe chiesto al premier Monti malgrado i risultati non rosei in cui lascia l’azienda: a fronte di un bilancio in attivo per 4 milioni di euro, si registra un’emorragia di pubblicità con un calo previsto intorno ai 100 milioni che potrebbe far calare gli introiti a meno di 900 milioni di euro. Un calo sul quale hanno influito scelte editoriali: prima fra tutte la soppressione di Annozero che ha trainato verso il basso gli ascolti di Raidue e del prime time.
Ma è proprio sul potere di nomina che si consumerà oggi lo scontro in cda. Riuscirà la presidente a ottenere ciò che i suoi predecessori non avevano avuto? Lei, ieri, ha promesso che i criteri di scelta saranno «distinzione di ruoli e responsabilità », «autonomia», «merito», valorizzazione di professionalità e talenti, attenzione ai giovani e alle donne». A queste ultime ha promesso che la linea editoriale ispirata a una cultura «laica» e «aperta» ridarà loro «significato e dignità ».
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