Premafin va avanti con l’aumento Unipol
MILANO — Il cda Premafin decide di andare avanti con l’aumento di capitale Unipol, non raccogliendo l’invito del custode giudiziale del 20% di Premafin di sospendere l’operazione fino a una nuova assemblea. Che verrà convocata senza indugio ma «previa richiesta al custode medesimo della certificazione di un intermediario autorizzato in merito al possesso azionario e la precisazione che l’ordine del giorno proposto dal custode ha ad oggetto esclusivamente la revoca della delibera del 12 giugno 2012». La medesima certificazione si chiede a Paolo Ligresti prima di procedere alla convocazione dell’assemblea per il ricambio del cda. Insomma Premafin ha deciso di prendere tempo riguardo alle richieste provenienti dal custode Alessandro Della Chà lasciando dunque spazio a Unipol di portare a termine l’operazione qualora entro giovedì Mediobanca riuscisse a chiudere il consorzio di garanzia per gli aumenti di Fonsai e Unipol per un totale di 2,2 miliardi. In caso contrario si prenderebbe in considerazione la proposta arrivata da Sator e Palladio che però, essendo subordinata alla prima, non potrebbe essere confrontata e valutata sullo stesso livello così come richiesto dai titolari delle azioni Premafin sequestrate nelle finanziarie offshore e oggi in mano pubblica. Una decisione, quella del cda Premafin, che potrebbe far scattare altre iniziative da parte della procura di Milano che ha l’intento di valorizzare al massimo le quote che potrebbero finire all’Erario. Nelle prossime ore, inoltre, la Consob sarà chiamata a dissipare gli ultimi dubbi riguardo l’Opa a cascata sulla Milano e la manleva cui i Ligresti non hanno rinunciato oltre a dare il via libera al prospetto informativo completato ieri dal cda di Fonsai.
A tutto ciò si sono aggiunte nelle ultime ore le difficoltà di Mediobanca a chiudere il consorzio di garanzia. Diversi istituti esteri, tra cui Deutsche Bank, Barclays e Morgan Stanley, sarebbero scettici sul lancio di un doppio aumento da 2,2 miliardi nelle condizioni in cui versano oggi i mercati, considerando l’ampiezza dell’operazione pari a un multiplo delle odierne capitalizzazioni di mercato. La situazione è così fluida che in una conference call è spuntato anche il nome di Raffaele Mincione, il finanziere che ha puntato 60 milioni sulla Bpm raccogliendo i diritti inoptati e convogliando su di essa i capitali esteri di alcune famiglie milanesi. Mediobanca sta tentando il tutto per tutto per chiudere l’operazione ma deve farlo entro giovedì convincendo investitori e risparmiatori a versare soldi in un’operazione su cui pesa l’incognita di un intervento dei magistrati per i dubbi legati alle valutazioni delle società coinvolte. Anche il cda Fonsai si è comunque tenuto aperta la porta dell’offerta Sator-Palladio, pronto a virare verso di essa non appena la convergenza con Unipol venisse a mancare. L’advisor della compagnia Goldman Sachs avrebbe già espresso un parere positivo sull’offerta di Arpe e Meneguzzo i cui termini comparativi, messi nero su bianco dalla Vitale & Associati, erano già stati evidenziati dal custode Della Chà nella sua relazione a Premafin. Infine il comitato degli indipendenti di Fonsai ha individuato i primi destinatari dell’azione di responsabilità richiesta dall’Isvap per operazioni con parti correlate. I primi ad essere colpiti sono Salvatore Ligresti e il suo fidato delfino Fausto Marchionni, l’ex ad che per un decennio ha assecondato i desiderata del socio di controllo, assegnando all’ingegnere di Paternò 42 milioni di consulenze e lasciando la compagnia con una maxibuonuscita di 11 milioni di euro.
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