Poligami, anatema su Pisapia
Ci ha pensato la curia milanese a lanciare l’anatema, mentre Palazzo Marino sta ragionando sul registro comunale delle coppie di fatto, la promessa più avanzata fatta ai bei tempi della fu rivoluzione arancione. I preti della diocesi più illuminata non scherzano, e dio solo sa quanto ci manca il cardinale Tettamanzi. Secondo Alfonso Colzani, responsabile del Servizio per la famiglia della Diocesi, «c’è il rischio che equiparare la famiglia fondata sul matrimonio e l’unione civile porti a legittimare la poligamia». Poi i cannibali e l’invasione delle cavallette. Il ragionamento di Colzani sul matrimonio multiplo è il seguente: «L’uomo poligamo immigrato a Milano – spiega sul settimanale della chiesa ambrosiana Milano7 – potrebbe richiedere il riconoscimento della propria convivenza con tutte le sue mogli come unione civile, posto che il registro non limiterebbe tale unione solo a quella tra due persone. Il Comune di Milano, che non si propone solo di registrare bensì di tutelare e sostenere le unioni civili, finirebbe così per tutelare e sostenere un istituto quale la poligamia che nel nostro ordinamento è ritenuto contrario all’ordine». Ed è anche punito dall’articolo 556 del codice penale e non ci risulta dagli atti della giunta che Pisapia per ora lo voglia manomettere. La poligamia, o meglio, la poliginia, in Italia riguarda un numero di persone statisticamente irrilevante (sarebbe il caso di un musulmano che già convive con una donna in Italia e chiede il ricongiungimento con una donna sposata in precedenza nel paese di origine). Ma si tratta di un matrimonio non riconosciuto dalla legge italiana. E probabilmente Pisapia, pensando al registro delle unioni civili, avrà previsto di limitare il numero di conviventi anche per gli italiani, tanto per evitare che si aggiungano le (e gli) amanti – pratica non punita dal codice penale… Ma tant’è, ogni argomento è buono per occuparsi, con la clava, delle vite e degli amori degli altri, intesi come quelli che non si sono uniti nel «sacro» vincolo del matrimonio come chiesa comanda. Anche utilizzando strumentalmente argomenti poco eleganti tirando in ballo gli immigrati, cosa che la chiesa ambrosiana non aveva mai fatto.
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