Per mare e per terra, i pirati di Conan Doyle

by Editore | 27 Luglio 2012 8:38

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Pochi scrittori hanno lasciato dietro di sé un’opera tanto vasta ed eclettica quanto quella di Arthur Conan Doyle, che tutti conoscono come il creatore di Sherlock Holmes: una mole notevole di romanzi storici, il ciclo fantascientifico dedicato al professor Challenger, moltissimi racconti brevi «del terrore e del mistero» che restano tra le sue cose migliori, saggi e romanzi sullo spiritismo, pamphlet su casi giudiziari o questioni politiche, e perfino un riprovevole romanzetto sentimentale, A Duet, giudicato a quell’ epoca «audace e sconveniente». 
Da questa montagna di scritti in buona parte dimenticati, l’editore Donzelli ha estratto i sei racconti riuniti nel 1922 in una antologia intitolata Tales of pirates (Storie di pirati, traduzione di Maurizio Bartocci, pp. 133, euro 23) e apparsi su riviste diverse a partire dal 1897: ribalde storie di mare confezionate con un perfetto senso della trama, che contengono tutti i possibili ingredienti della classica avventura marinaresca (non sarà  inutile ricordare che in gioventù Doyle fu medico di bordo su due baleniere e navigò per quasi un anno). 
Dedicati in buona parte al feroce pirata Sharkey e alla sua ciurma capace di ogni nefandezza, ma anche a inediti «pirati di terra» come il rispettabile magistrato Hailworty che nottetempo si trasforma in bandito da strada, i racconti raccolti nel libro sono corredati dagli schizzi e dalle immagini a colori di Howard Pyle (1853-1911), celebre illustratore americano nonché autore di parecchi romanzi di avventure – i più noti sono quelli su Robin Hood e sul ciclo arturiano -, che si può considerare il creatore di una iconografia piratesca ancora in auge ai giorni nostri, come dimostrano i costumi e le scenografie di innumerevoli film, anche recenti (da Pirati di Roman Polanski con Walter Matthau al ciclo dei «Pirati dei Caraibi»). 
Le tavole, tratte dall’Howard Pyle’s Book of Pirates pubblicato dalla Harper nel 1922 – e che a sua volta attinge largamente al The buccaners and marooners of America iIllustrato da Pyle per la Unwin nel 1891 – rappresentano una novità  per il pubblico italiano e sono indubbiamente suggestive: solo quelle di N.C. Wyeth, altro straordinario americano che nel 1911 illustrerà  L’isola del tesoro di Stevenson, riusciranno a superarle.

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