Patto fra i partiti per cambiare la riforma del Lavoro

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ROMA — Un patto per cambiare la riforma del mercato del lavoro: è stato «raggiunto un accordo tra tutti i partiti che sostengono il governo (Pd, Pdl, Udc, Fli e Pt) sugli emendamenti da presentare al decreto sviluppo». L’annuncio arriva dai capigruppo di Pd e Pdl nella commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano e Nino Foti, al termine di un incontro di oltre quattro ore tra i rappresentanti della maggioranza, durante il quale ci sarebbero stati numerosi contatti con esponenti del governo.
Dopo il documento delle parti sociali sui punti da cambiare della legge approvata in via definitiva il 28 giugno scorso, anche i parlamentari trovano una base comune di intervento. E i 10 punti tradotti in altrettanti emendamenti da veicolare con il prossimo provvedimento all’esame della Camera recepiscono integralmente l’avviso comune di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Confindustria, inviato venerdì scorso ai parlamentari e al ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, del resto, era stato chiaro anche ieri pomeriggio, prima che l’intesa politica venisse comunicata: «Noi non abbiamo apprezzato fino in fondo la riforma del mercato del lavoro, ma siamo qui per collaborare con il governo, introdurre correttivi di miglioramento. Noi siamo i più felici».
Nelle modifiche si va dal rinvio, caldeggiato soprattutto dalla Cgil, di un anno dell’Aspi, cioè la nuova indennità  di disoccupazione — che arriverà  solo nel 2014 e dopo una «ricognizione» e un «monitoraggio del sistema di ammortizzatori vigenti» con le parti sociali — a due modifiche alle nuove norme sulle partite Iva: rinvio dell’aumento dei contributi pensionistici e nuovi criteri per verificare quali siano quelle «vere», con l’incidenza sul reddito fissata dalla riforma Fornero all’80% non su un anno, ma su due. Si affida inoltre alla contrattazione e non più alla legge la disciplina dell’intervallo di tempo che deve intercorrere tra un contratto a termine e il successivo, eliminandolo nel caso di lavori stagionali. C’è anche un numero maggiore di apprendisti in tutti i settori produttivi e la possibilità , com’era prima della riforma, di cumulare la cassa integrazione con i voucher da lavoro occasionale. Inoltre, a vantaggio delle aziende, si ripristina la cassa integrazione straordinaria per quelle ammesse a procedure concorsuali se sussistono prospettive di ripresa dell’attività . Infine c’è l’esclusione dei contratti a termine fino a 6 mesi dalla base di calcolo dell’organico che fa scattare l’obbligo dell’assunzione di invalidi.
Per imprese e sindacati si tratta di un accordo positivo. «Miglioramenti — spiega Giorgio Santini della Cisl — che non stravolgono l’equilibrio della riforma ma saranno di grande utilità  nella fase di attuazione delle nuove regole». Per la Cgil è «la dimostrazione che quelle riforma va cambiata». L’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, (Pd) incassa il risultato: «Siamo persone di buon senso e sappiamo che ci ha guidato l’idea di aiutare le imprese e i lavoratori». Giuliano Cazzola del Pdl riferisce che è stato scelto «un pacchetto di richieste di modifica della legge Fornero da presentare e sostenere in maniera comune, ferme restando le posizioni di ciascun gruppo che sono state presentate con emendamenti a parte». Dall’opposizione la Lega ritiene che gli emendamenti a una riforma approvata «qualche giorno fa» rappresentino «una sorta di sfiducia tacita dell’operato della Fornero».
Ora i partiti di maggioranza si riservano e di affrontare allo stesso modo «il tema delle pensioni con la spending review».


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