Palazzo Marino ha il suo piano rom e intanto sgombera

Loading

Un’idea forte di nove linee guida che sulla carta dovrebbe favorire l’integrazione dei 2.500 rom che gravitano in città , compresi quei 1.650 che ancora occupano campi e aree abusive. Ma un conto è la carta, un conto è la strada. Perché non può lasciare indifferenti il fatto che anche la giunta di Milano ogni tanto si lasci andare a far di conto proprio in merito agli sgomberi effettuati: «Dall’inizio dell’anno sono già  stati effettuati circa 50 allontanamenti che, oltre a rendere più sicuri i quartieri, servono allo scopo di dissuadere forme di irregolarità » – ci ha appena rassicurato l’assessore alla Sicurezza e alla coesione sociale Marco Granelli. Ricordate il vicesindaco caterpillar Riccardo De Corato? I suoi numeri facevano molta più impressione (vantava circa 500 sgomberi) e il suo linguaggio risultava stomachevole, ma queste sono soddisfazioni di poco conto per chi sopravvive come un rifiuto umano in campi improvvisati, o sotto ponti e cavalcavia, e continua a trascinarsi da un luogo all’altro (perché è evidente che gli sgomberi ripetuti non dissuadono alcuna «forma di irregolarità »).
Allora, come considerare i buoni propositi del Comune di Milano? Le associazioni antirazziste, che sono state invitate a Palazzo Marino per dare un’occhiata al piano, e questo è già  un miracolo, stanno ancora facendo le prime valutazioni. Ai più, però, non è sembrato di buon auspicio il fatto che due giorni prima della presentazione del piano ruspe e vigili facessero piazza pulita di due campi (cavalcavia Bacula e via Gatto). Come sempre, nonostante le buone maniere di facciata, un’operazione disumana e inutile. In via Gatto, per esempio, solo 20 delle 150 persone sgomberate hanno accettato una sistemazione alternativa nei locali della protezione civile. Né lascia ben sperare il «suggerimento» del Comune ai proprietari delle aree interessate dagli insediamenti: innalzare recinzioni e chiudere varchi. Già  visto.
Le associazioni hanno tempo fino al 31 luglio per fare osservazioni, quindi poco meno di tre settimane, una fretta che ha lasciato perplessi gli operatori, che in ogni caso non hanno contribuito al Progetto rom: se lo sono solo ritrovato davanti. Nel frattempo, gli sgomberi programmati andranno avanti senza discuterne, tanto per rimpolpare il numero dei colpi assestati.
Per ora – sempre che il governo «sblocchi i 5 milioni di fondi previsti dal piano Maroni necessari a finanziare la riduzione dei campi abusivi» – rimane un piano ancora tutto da soppesare. Si parla di un nuovo censimento delle famiglie, del superamento dei campi (come sempre si dice) da sostituire con altre soluzioni abitative – «ma non esiste alcuna corsia preferenziale né piano per assegnare case ai rom». E di alcuni progetti per l’integrazione e l’istruzione dei giovani. Si punta molto sulla scolarità , «non dialoghiamo con chi non manda i figli a scuola». Inoltre, c’è l’ipotesi di realizzare una o due aree per la sosta temporanea di camper e roulotte (non ancora individuate, e sicuramente ne vedremo delle belle), la chiusura di tutti i campi abusivi e l’idea sperimentale di riqualificare una cascina affidandola, anche nella fase di ristrutturazione, a un gruppo di famiglie.


Related Articles

«Sanità , ora un’Agenzia unica. Come per le Entrate»

Loading

In Italia la spesa sanitaria pubblica vale 110 miliardi di euro, quella privata 30 miliardi. Nel Regno Unito, dove il sistema sanitario pubblico garantisce più o meno gli stessi servizi, la spesa statale è — in termini di percentuale sul Pil — paragonabile alla nostra, mentre quella privata è — in proporzione — la metà .

L’inverno grigio del nostro scontento

Loading

La neve di questi giorni sembra un reagente chimico capace di rivelare lo stato inerte e delirante di tutta la nazione. Forse per la prima volta l’abbiamo vista prima che cadesse a terra.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment