Ora partiranno le cause civili per i risarcimenti dei manifestanti

by Editore | 7 Luglio 2012 16:24

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«The fight was very bitter but worth in the end»: la lotta è stata dura ma ne è valsa la pena. Scrive così ieri mattina da Londra Mark Covell, il mediattivista finito in coma dopo il pestaggio fuori della scuola in via Cesare Battisti. The fight was very bitter: è quello che pensano avvocati, parti civili e vittime. «Nel 2001 eravamo isolati – dice l’avvocato Gilberto Pagani che difende alcuni ragazzi e anche le loro madri all’oscuro per giorni – Sono stato il primo legale a entrare nel carcere di Pavia, con una nomina di fiducia per un manifestante inglese. Furono visioni terribili. Il mio assistito, prima alla Diaz poi a Bolzaneto, aveva il braccio fratturato e una maglietta sporca del suo sangue da tre giorni. Non fu liberato il giorno della mia visita, ma il seguente, dopo l’udienza di convalida. Gli arrestati furono ancora trattenuti nella questura di Pavia. Ricordo che il prefetto disse che Roma chiedeva di pagare i biglietti a tutti ma lui non aveva i soldi. Così andammo a Linate con un corteo di macchine. Un po’ pagò il consolato, un po’ i ragazzi. Se ne partirono col decreto di espulsione e l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a devastazione e saccheggio. Bisogna partire da queste immagini per capire quanta strada abbiamo fatto». 
I legali accumularono le denunce dei manifestanti, le prime ricostruzioni della perquisizione alla Diaz, poi le violenze inenarrabili condite di insulti e gas urticanti a Bolzaneto. La procura di Genova, i pm Enrico Zucca e Francesco Albini Cardona per la Diaz e Vittorio Ranieri Miniati e Patrizia Petruziello per Bolzaneto, scavarono, acquisirono filmati e documentazione. Al nono piano del tribunale sfilavano i vertici della polizia. Indimenticabile un «vammi a comprare le sigarette» ordinato con prosopopea da un massimo grado al suo aiutante. I pm, i loro interrogatori, non li tangevano più di tanto. In due anni però le prove si sono accumulate: le molotov, che erano state trovate in corso Italia e portate dalla polizia nella scuola, i verbali per incastrare i «devastatori» che elencavano attrezzature del cantiere edile della scuola. Quei verbali erano firmati da tredici dirigenti e anche se non c’erano le firme di Luperi e Gratteri, i due erano presenti alla scuola, si vedono nel filmato (la prova Blue Sky), col sacchetto e le molotov dentro. A rafforzare l’impianto dell’arresto dei temibili black bloc c’era anche l’episodio dell’agente Nucera che sarebbe stato attinto al petto da un manifestante armato di coltello (mai arrestato), ma salvato dal corpetto. Ci furono ben due perizie sulla compatibilità  tra taglio e descrizione. La procura concluse che era un falso e infatti l’altro ieri Nucera e Panzieri sono stati condannati. 
La Cassazione per il resto ha confermato la sentenza di secondo grado riconoscendo responsabili del falso dei verbali i massimi vertici della polizia, Gratteri, Luperi, Caldarozzi, Mortola, Canterini. «La Cassazione ha fatto quello che ci si doveva aspettare se la legge è uguale per tutti – dice l’avvocato genovese Stefano Bigliazzi – Quella di secondo grado è una sentenza ben motivata in diritto. I magistrati hanno lavorato bene: la lentezza che ha portato alla prescrizione per alcuni imputati è frutto del sistema, non è imputabile a chi ha lavorato su questo processo». Certo nella prescrizione delle lesioni è stata decisiva la legge Cirielli: «Il reato di lesioni gravi 583, con aggravante, col vecchio ordinamento sarebbe stato prescritto dopo 15 anni – aggiunge Bigliazzi – mentre la legge Cirielli del governo Berlusconi ha abbreviato i termini. In passato avrebbe avuto la prescrizione soltanto Fournier per le attenuanti generiche in quando fece cessare le violenze. E anche la calunnia non sarebbe prescritta». 
Oltre alla sospensione dagli incarichi pubblici per cinque anni, i poliziotti risponderanno in solido dei risarcimenti. «I responsabili civili, il ministero degli interni, lo stato devono pagare i risarcimenti – spiega l’avvocato Gilberto Pagani – finora hanno pagato a ciascuna parte lesa un piccolo acconto di qualche migliaio di euro. Tra novanta giorni quando usciranno le motivazioni faremo le cause civili. Saranno belle cifre quelle che chiederemo. Penso che per alcuni potranno essere centomila euro, ma non abbiamo ancora fatto un computo complessivo. A queste si aggiungono le spese legali non ancora pagate, per non parlare di Bolzaneto per cui non hanno pagato niente». Sulla sentenza finale per la Diaz, Pagani aggiunge che «è stato talmente conservato l’impianto della corte d’appello. È chiaro che erano i responsabili di questa operazione. Alcuni hanno compiuto fisicamente i falsi, tipo portare le molotov o la falsa coltellata. Altri le hanno avallate, coscienti che queste prove erano false e con la partecipazione diretta dei massimi dirigenti della polizia». Restano ancora parecchi misteri: ad esempio chi è il quattordicesimo poliziotto che firmò i verbali. In undici anni, il nome non è pervenuto.

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