No Tav, i francesi ci stanno (finalmente) ripensando
Adesso, anche da parte francese, qualcosa si muove. Lentamente. Uno spiraglio, un’ammissione fatta a denti stretti: vent’anni fa su quel percorso venivano trasportati 20 milioni di tonnellate di merci, l’anno scorso il traffico è stato solo di 1/5, cioè 4 milioni. E poi i costi, fatti e rifatti i conti, sembrano enormi: 12 miliardi di euro se le previsioni di spesa verranno rispettate (tendono a lievitare sempre, però, come naturalmente sappiamo), una cifra che al momento la Francia non può permettersi senza rinunciare ad altre uscite già programmate e per opere meno superflue. Non si fa cenno, nell’articolo che «Le Figaro» ha dedicato alla dichiarazione di marcia indietro del ministro del Bilancio Cahuzac, al malcontento popolare soprattutto della Val di Susa, ai danni al territorio, ai rischi ambientali per il materiale di risulta, a quanto già da anni costi tenere in piedi una sorta di zona militarizzata per sfidare la volontà degli abitanti della Valle. Affari italiani? Magari alcuni – solo alcuni – sì, ma non è il momento di metterla giù in questo modo, dato che siamo in Europa e la cooperazione è non solo desiderata, ma richiesta e imprescindibile.
Ora verrà nominata una Commissione di esperti e parlamentari per studiare bene tutti i progetti di linee ad alta velocità , linee di cui già si sa che un paio (Tours-Bordeaux e Metz-Nancy) saranno costruite comunque, mentre altre, Torino-Lione in testa, rimandate o addirittura dimenticate. A fine anno, i risultati dei lavori d’indagine.
Sommessamente andrebbe ricordato al governo francese che qui in Italia un tavolo serio di confronto (perché gli studi già ci sono, e redatti da persone molto qualificate) lo si sta invocando la tempo, e a Torino il movimento “Ascoltateli!” ha portato per settimane di fila esperti tra i migliori a parlare in piazza, contestualmente all’iniziativa di un digiuno a staffetta, tutto per ottenere il famoso confronto tra studiosi e politici di opinioni differenti. Facciamo i superiori e non chiediamo il copyright? Matematico che a dicembre o gennaio i lavori della Commissione daranno gli stessi risultati che qui già sappiamo. Un altro ritardo esasperante, ma una conferma gratificante per chi al mito del “progresso inarrestabile e indispensabile” non si è voluto arrendere.
Impossibile, comunque, non riflettere su una nota paradossale: chi sponsorizzava ed esaltava la linea ad alta velocità Torino-Lione ha dimostrato davvero una lentezza da pachiderma intronato nell’analizzare, capire e (speriamolo) decidere che è meglio, non solo non andare veloci, ma fermarsi del tutto.
Related Articles
A Valencia ora va il «tour dello spreco»
Il giro in autobus per osservare scempi e mostri edilizi che pesano sulle casse cittadine
Cosa resta delle piattaforme. E cosa resterà se vince il Sì
12 miglia. Non ci sono risorse strategiche da salvaguardare
Milano, sipario sull’Expo e Sala guarda già alla corsa a sindaco
Il commissario: candidarsi è una possibilità, ne parleremo L’orgoglio di Mattarella: l’Italia unita sa vincere le sfide