by Editore | 24 Luglio 2012 11:24
Frau Merkel è in vacanza e nel frattempo l’euro perde pezzi. Ieri le Borse europee hanno fatto a gara nei crolli (meno 5% a Madrid e Milano, fino a meno 7,6% a Atene, meno 3% a Parigi, meno 1,7% a Francoforte), terrorizzate dall’incubo che si avvicini la necessità di un salvataggio globale della Spagna. A Madrid la disoccupazione è al 24,6% e anche il 2013 sarà un altro anno di recessione. Il ministro dell’economia, Luis de Guindos, ha cercato di rassicurare: i mercati hanno un «comportamento irrazionale», la Spagna «è un paese solvibile». Ma il premio di rischio sui tassi ieri ha toccato un record storico da quando esiste l’euro: sono arrivati al 7,55% (il 7% è considerata la soglia del crollo). I 100 miliardi promessi solo venerdì scorso dall’Eurogruppo per le banche spagnole non hanno avuto nessun effetto rassicurante sui mercati. L’appello al soccorso delle regioni di Valencia e Murcia è stata un ulteriore doccia fredda, che ha rivelato l’avvicinarsi della necessità di un salvataggio per la Spagna non solo limitato alle banche. Spagna e Italia, per cercare di frenare la speculazione, hanno sospeso ieri le operazioni allo scoperto, un’aspirina contro una malattia letale.
Anche il capitolo Grecia è tornato a occupare la scena. L’Fmi ha smentito solo ieri, con un breve comunicato, di volersene lavare le mani. L’Fmi continua a «sostenere» Atene, dicono a Washington. Ma Christine Lagarde fa sapere di non essere dell’«umore» di riaprire il negoziato: il governo greco vorrebbe ottenere due anni in più per realizzare i nuovi tagli richiesti di 11,5 miliardi (3 già quest’anno). Alla Spagna è stato concesso un anno di più per arrivare all’equilibrio di bilancio, fino al 2014. Ma nessuno ha intenzione di fare sconti alla Grecia.
Il vicecancelliere tedesco Rà¶sler ha parlato troppo nel week-end ma ieri indirettamente i suoi dubbi sulla permanenza della Grecia nell’euro sono stati confermati dal portavoce del governo, Georg Streiter: «Il governo tedesco oscilla tra scetticismo, tensione e speranza», ha detto. «Non siamo persuasi che funzioni ma neppure che non funzionerà », ha scandito. Intanto, nei documenti ufficiali tedeschi la frase «salvare la Grecia nel quadro della zona euro» non compare più e Berlino fa sapere che non prenderà nessuna decisione su Atene prima di metà settembre, quando ci sarà il rapporto della troika (Ue, Bce, Fmi) che arriva oggi in Grecia per controllare a che punto è l’applicazione del Memorandum e quanto ritardo ha accumulato. Ma il 20 agosto Atene deve rimborsare 3,2 miliardi di obbligazioni alle banche centrali dei partner Ue, che arrivano a scadenza. Potrebbe essere la data del default, visto che fino a settembre non dovrebbe venire pagata la nuova rata del prestito di 130 miliardi concesso nel marzo scorso. Per di più, i due anni di tempo in più che chiede la Grecia significano, per i partner, un altro piano di aiuti, il terzo, di 50 miliardi.
Per il portavoce del governo tedesco, è inaccettabile che Merkel presenti al parlamento una nuova richiesta di aiuti per Atene. Il 7 settembre ci sarà un Eurogruppo dove verrà discussa la domanda di rinegoziato del Memorandum per la Grecia. Ma non è certo che si arrivi a quella data. Tanto più che, per la Spagna – e eventualmente anche l’Italia – il Mes, il nuovo fondo salva-stati, non potrà entrare in vigore prima della decisione di costituzionalità dell Corte di Karlsruhe, il 12 settembre e l’Efsf, in vigore attualmente, ha ormai le casse quasi vuote. La dichiarazione di Mario Draghi, presidente della Bce, sull’»irreversibilità » dell’euro, invece di rassicurare, fa tremare: che bisogno ci sarebbe di dirlo se fosse davvero una realtà ?
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