Mitra, poliziotti e scorte armate addio alla “Disneyland felice”

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NEW YORK â€” Portate i bambini in vacanza a Disneyland? Preparatevi a passare attraverso dei posti di blocco con poliziotti in tenuta da combattimento. Il “luogo più felice della terra”, come lo immaginò Walt Disney, è diventato il teatro di scene da guerriglia urbana.
Non dentro il recinto del parco-giochi, dove ancora regnano Biancaneve, la Bella addormentata, Topolino e Paperino. Ma appena fuori, nella città  di Anaheim che ospita Disneyland, la tensione è alle stelle: tra la popolazione ispanica e la polizia. Un crescendo di violenze, soprattutto da parte degli agenti: la più grave il 21 luglio è stata l’uccisione di Manuel Diaz, 25 anni, disarmato. Vittima di pattuglie dal grilletto facile, accusano i rappresentanti della comunità  ispanica. Che hanno un lungo elenco di vittime: l’ultimo il 22 luglio, ancora un giovane ispanico, Joel Acevedo di 21 anni, anche se nel suo caso le ricostruzioni della polizia dicono che fu lui a sparare per primo. Da due anni la vita di Anaheim è scandita da episodi di violenza, al punto che i genitori delle vittime si riuniscono ormai regolarmente per delle veglie silenziose — di preghiera e di protesta — davanti al commissariato locale, per denunciare uno stillicio di morti sospette.
Ora la protesta lambisce proprio il parco divertimenti.
Poiché Disneyland è molto più celebre in America e nel mondo intero, rispetto alla città  che la “contiene”; e dato che molti latinos lavorano come dipendenti della “fabbrica dei sogni”, dal weekend scorso le manifestazioni
di protesta hanno cominciato a radunarsi davanti a uno degli ingressi del parco giochi. «I turisti devono sapere che cosa succede nel mondo reale che sta qui intorno», ha detto alle troupe televisive uno dei manifestanti, William Hernandez. La città  di Anaheim è ormai una delle tante “isole messicane” disseminate in California: su 340.000 residenti, la metà  sono immigrati ispanici. I latinos sono indispensabili per l’economia locale, Disneyland inclusa. Cuochi e giardinieri, camerieri o donne delle pulizie, senza di loro si fermerebbe la gigantesca macchina attiraturisti. Ma il sistema politicoamministrativo li tratta come dei cittadini di serie B. Nel consiglio comunale sono inesistenti, il potere resta tutto in mano ai bianchi, residenti nei quartieri di lusso della cittadina. Le forze di polizie sono quasi “segregate”, con una schiacciante maggioranza di agenti bianchi. Otto scontri a fuoco dall’inizio dell’anno, di cui cinque con morti: la popolazione ispanica definisce ormai le pattuglie di polizie “le squadre della morte” per i loro metodi violenti. Anche le manifestazioni di protesta sono finite male, con decine di arresti. «Tolleranza zero», minaccia il sindaco Tom Tait, e i suoi sceriffi hanno scatenato perfino i cani contro donne e bambini. Le proteste di Anaheim sono ormai un caso nazionale, le organizzazioni di tutela dei diritti civili come l’American Civil Liberties Union chiedono all’Fbi di aprire un’inchiesta sul razzismo della polizia locale. «Se sei messicano, qui sei considerato per forza membro di una gang», hanno scritto gli amici di Manuel Diaz.


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