Missione di Monti nell’Idaho per rassicurare sul rischio-Paese

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SUN VALLEY (Idaho) — Mario Monti è partito ieri da Roma per quella che negli anni ’70 le Brigate Rosse avrebbero definito una riunione dello Stato Imperialista delle Multinazionali, espressione frutto di un’analisi rozza e tuttavia anticipatrice di alcuni meccanismi della globalizzazione, rivalutata quasi un trentennio più tardi dalla rivista del servizio segreto Sisde, «Gnosis». Con un viaggio che in Italia regalerà  un fine settimana felice agli amanti di dietrologie, tra le alture levigate di un pezzo di Idaho frequentato a suo tempo da Ernest Hemingway il presidente del Consiglio ha raggiunto a Sun Valley una piccola folla di proprietari di imperi editoriali, amministratori delegati di giganti dell’economia americana e, se i programmi non ufficiali risulteranno confermati, il capo della Cia David Petraeus e il suo predecessore George Tenet. Tra gli italiani, il presidente della Fiat John Elkann, l’industriale Zoppas, il manager Mike Volpi. In un villaggio che d’inverno è meta abituale per sciatori ricchi in cerca di discrezione, fino a domenica sono stati tutti invitati a discutere a porte chiuse di tecnologie della comunicazione e scenari internazionali da una banca d’affari, la Allen & Company.
La calamita che attira nella vallata potenti e inventori è una conferenza annuale organizzata dal 1983, la «Allen & Company Sun Valley conference». Tra gli ospiti attesi o già  arrivati, per lo più con un flusso di jet privati da ponte-aereo, rientrano nomi mondialmente noti, come il fondatore di Microsoft Bill Gates e l’editore australiano Rupert Murdoch, con altri che lo diventano ogni giorno di più, come Tim Cook che guida Apple e Larry Page di Google. Oltre all’inventore di Facebook Mark Zuckerberg, anche Dick Costolo che è amministratore delegato di Twitter e Jeff Bezos di Amazon, in mezzo a proprietari di colossi più tradizionali, ad esempio Muhtar Kent della Coca Cola.
Niente di meglio per rilanciare descrizioni di Monti come il tecnocrate dei «poteri forti» extra politici. Difficile che il convegno passi inosservato tra quanti con presupposti diversissimi, dal giornalista Marco Travaglio al quotidiano «la Padania», hanno messo in evidenza attività  dell’ex rettore della Bocconi precedenti al suo insediamento a Palazzo Chigi: membro dei consessi riservati Bilderberg e Trilateral, consulente di Goldman Sachs e Coca Cola. Ieri nella conferenza l’attenzione si è concentrata sull’energia, sullo shale gas estratto sottoterra da rocce in profondità  che potrebbe rendere autosufficienti gli Stati Uniti e su quali ripercussioni ne deriverebbero per il Medio Oriente.
Pur senza poter ascoltare che cosa si dicono al riparo dalla stampa a Sun Valley miliardari in maniche di camicia (o maglietta, come Gates, mentre altri sono in sahariana e bermuda), è bene comunque tener presenti alcuni elementi evidenti. Monti, andato il 10 febbraio a Wall Street per accreditare un’affidabilità  dell’Italia in un mercato incline a dubitarne, ha interesse da capo di governo a rivolgersi a un’altra platea di investitori per spiegare che sta tagliando la spesa pubblica, cambiando le norme sui licenziamenti, e negoziando nell’Unione europea il nuovo «scudo» per contenere il divario tra rendite dei titoli di Stato tedeschi e italiani. A maggior ragione se vari interlocutori fanno soldi, più che con la Borsa, con le nuove tecnologie sulle quali l’Italia ha enorme terreno da recuperare e con prodotti non derivati da astrazioni finanziarie.
A Sun Valley capita di incontrare l’abitante che di lavoro fa il conducente di gatto da neve, l’ex skiliftaio Roger che per descrivere i frequentatori spiega: «Qui compriamo carote dal verdumaio affianco a Bill Gates». In Idaho, però, l’alta tecnologia è tra le prime fonti di reddito. E il governo Monti è in sintonia con quanti, all’estero, ritengono indispensabile superare i ritardi del nostro Paese nel trarre vantaggi da Internet. Per esempio, prima che il 4 luglio fosse a Roma Angela Merkel, l’editore tedesco Hubert Burda, in una colazione dal finanziere Mario d’Urso con imprenditori, ha sostenuto che per la crescita utile alla ripresa europea l’Italia deve rafforzarsi nell’economia digitale. Così, in un paradiso della dietrologia, Monti si presterà  a un palcoscenico: ha in programma un’intervista con Charlie Rose, maestro nelle domande asciutte e incalzanti.


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