Messico Così il paese torna al giurassico

by Editore | 5 Luglio 2012 16:25

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Domenica 1º luglio, in Messico, si sono confrontati due paesi. Uno, cittadino e critico, che anela a un destino differente. L’altro clientelare, timoroso del cambiamento, obbediente alle gerarchie politiche. Ha vinto il paese della restaurazione, quello che ha scambiato il proprio voto con i buoni-spesa di Soriana (una catena di grandi magazzini, ndt), i pacchi di generi alimentari, la promessa di un impiego. Quello che ha giustificato la sua decisione dicendo: «Tutti i politici sono uguali, ma almeno con il Pri qualcosa mi tocca…».
Inequità  è stato il nome del gioco di queste elezioni. I poteri de facto, non regolati, in particolare Televisa, hanno imposto le regole e determinato l’esito. L’entità  del finanziamento illegale a favore del Partido Revolucionario Institucional, sotto il naso di autorità  distratte, mostra come le elezioni non si vincono: si comprano.
Eppure non tutto è stato rose e fiori per Pri. I suoi sogni di una presidenza imperiale sono sfumati. Non avrà  la maggioranza assoluta in nessuna delle due camere. Ha vinto solo in tre dei sette stati in cui si sono rinnovati i governatori.
Per quanto riguarda l’elezione presidenziale, il Pri è stato sconfitto in 12 stati, due dei quali governava. E perde il Distretto Federale (Città  del Messico), Guanajuato, Guerrero, Morelos, Nuevo Leà³n, Oaxaca, Puebla, Quintana Roo, Tabasco, Tamaulipas, Tlaxcala e Veracruz.
Per il Morena (Movimiento de Regeneracià³n Nacional) e i settori più vicini a Là³pez Obrador, il saldo è sfavorevole. È sfumata l’ illusione di prendersi nel 2012 la rivincita sulla frode del 2006, per quante irregolarità  si continuino a denunciare. 
Al contrario, per alcuni settori del Partido de la Revolucià³n Democrà¡tica, che partecipano alla coalizione progressista ma fanno un loro gioco politico, i risultati non sono cattivi. Aderenti alla filosofia del pigliare quello che si può, sono la seconda forza nella camera dei deputati, hanno vinto il governo della capitale, degli stati di Morelos e Tabasco e otterranno un numero non disprezzabile di senatori. Nutrono l’illusione che il Pri, per governare, dovrà  negoziare con loro.
I partiti piccoli hanno salvato tutti la pelle. D’accordo con l’informazione preliminare per l’elezione dei deputati federali, si deduce che il Partido Verde (6%), il Partido del Trabajo (4,6), Movimiento Ciudadano (4,09) e Nueva Alianza (4,14) sono ancora in vita.
Il grande sconfitto della competizione elettorale è stato il partito di governo, il Pan (Partido de Accià³n Nacional). Alla sua candidata, Josefina Và¡zquez Mota, è toccato il terzo posto nelle presidenziali. Il partito ha perso il governo dello stato di Jalisco. Sarà  il terzo gruppo legislativo nella camera dei deputati e il secondo nel Senato, segno che i suoi elettori hanno votato in maniera differenziata.
Và¡zquez Mota ha finito per catalizzare il malumore che si prova nel Pan nei confronti del presidente Felipe Calderà³n. Appena vinta la candidatura nelle primarie del partito, la sua campagna ha cominciato a perdere forza. La votazione a suo favore si è concentrata in quattro stati: Guanajuato, Nuevo Leà³n, Veracruz e Tamaulipas (dove si è giovata del castigo al Pri). In cambio, ha perso le presidenziali in Baja California, Baja California Sur, Jalisco, Sinaloa e Sonora, tutti stati governati dal Pan.
Due delle tre figure morali più rilevanti del Pan hanno abbandonato la nave prima che arrivasse in porto. L’ex- presidente Vicente Fox ha invitato a votare per Peà±a Nieto. L’imprenditore Manuel Clouthier, figlio del defunto Maquà­o, l’uomo che portò il Pan nella serie A della polà­tica nazionale, è stato designato da Là³pez Obrador procuratore anticorruzione del suo possibile governo. 
Le elezioni hanno lasciato un’amara sensazione di offesa in ampi settori della popolazione, specialmente tra i giovani universitari. La loro volontà  democratica è stata burlata dalla telecrazia, dai dinosauri del Jurassic Park del Pri e dalle autorità  elettorali che non hanno svolto la loro funzione. Le irregolarità  che hanno visto e patito per la strada e nei seggi non esistono ufficialmente. Per loro, la restaurazione autoritaria è una realtà . Prima o poi presenteranno il conto dell’affronto subìto.

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