L’ULTIMA DEDICA DI CESARE PAVESE

by Editore | 20 Luglio 2012 6:14

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TORINO – Constance Dowling fu l’ultimo grande amore di Cesare Pavese. Nacque e naufragò nel giro di poche settimane, nella primavera del 1950, quando l’attrice americana decise di ritornare per sempre negli Stati Uniti. Per lei rappresentò con ogni probabilità  un semplice flirt, presto dimenticato. Per lo scrittore, che si sarebbe tolto la vita in agosto anche in seguito alla fine di quel rapporto, ebbe invece un significato estremamente diverso, profondo e lacerante. Lo testimonia il libro che le regalò alla vigilia della sua partenza per l’America, un libro amato da Pavese per molte ragioni: era intanto un esemplare del Moby Dickche aveva tradotto a ventiquattro anni, ma, soprattutto, si trattava del volume che aveva dato a Leone Ginzburg il 10 giugno del 1932 e che aveva riavuto poi da Natalia, la moglie di Leone, dopo la morte di questi nel ’44 nel carcere di Regina Coeli. Il primo aprile del 1950, a Roma, rivedendo Connie e forse sperando di trattenerla accanto a lui, le diede la copia di Moby Dick.
Sotto alla dedica per Leone, «offro gratis a Leone Ginzburg », appuntò l’altra. Scrisse in inglese, in un’estrema illusione e con un sussulto di passione: «Leone è morto mio unico amico. Non vorresti prendere il suo posto, Connie?».
A ritrovare l’edizione del capolavoro di Herman Melville con le due dediche è stato Lawrence G. Smith, un ex operatore
finanziario di Wall Street che da anni studia l’opera di Pavese, al quale ha dedicato una pregevole biografia. L’ha acquistata tempo fa da Jonathan Shaw, figlio del jazzista Artie Shaw e di Doris Dowling, la sorella di Constance, insieme ad altre quattro sue opere che l’autore de La luna e i falò aveva donato alle due americane. Adesso Smith racconta delle sue scoperte in un saggio inserito in
‘Officina’ Pavese. Carte, libri, nuovi studi, una pubblicazione edita dalle Edizione dell’Orso che raccoglie
gli atti di un convegno dell’aprile 2010 promosso dal Centro studi Guido Gozzano-Cesare Pavese dell’Università  di Torino diretto da Mariarosa Masoero. Questa copia autografa di Moby Dick era già  nota a Mark Pietralunga, un altro studioso americano di Pavese, che ne aveva appreso l’esistenza nel corso di una conversazione con Doris Dowling. Spetta tuttavia a Smith il merito di averla ritrovata, e, inoltre, di avere compreso, come scrive, che il libro «era caro a Pavese, un prezioso oggetto, quasi sacro, perché era legato all’amicizia con Leone Ginzburg ». Pertanto lo scrittore «poteva pensare che sarebbe stato caro a Connie perché ai suoi occhi lei era una donna ‘che capiva’ ». La bionda e bella Connie, però, non capì o non volle capire. Il destino le riservò in compenso una morte analoga a quella di Pavese: si suicidò con i barbiturici.

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