Londra, bufera su Murdoch a processo Rebekah e Coulson
LONDRA — Ora si capisce perché Rupert Murdoch si è allontanato improvvisamente dall’Inghilterra. Due giorni dopo le dimissioni del magnate dell’editoria dai consigli di amministrazione dei suoi giornali londinesi, la sua ex-amministratrice delegata, Rebekah Brooks detta “la Rossa”, colei che Murdoch considerava «una figlia », e Andy Coulson, ex-direttore del più popolare tabloid della sua scuderia, quindi chiamato a Downing street come portavoce del primo ministro David Cameron, sono stati incriminati ieri per «cospirazione al fine di intercettare illegalmente» telefonate. Insieme a loro, altri cinque giornalisti e un detective privato, tutti exdipendenti di Murdoch, sono imputati del medesimo reato. Non è la prima incriminazione per la Brooks, che deve già rispondere di
«ostruzione di giustizia», l’accusa di avere cercato di distruggere o nascondere prove, né per Coulson, già incriminato per falsa testimonianza, ma le nuove imputazioni sono ancora più gravi. Qui non si tratta più solo di menzogne, ma di complotto. E il processo
dovrà stabilire se a guidarlo c’erano l’ex-manager e l’ex-direttore o qualcuno ancora più in alto.
«Sono turbata e arrabbiata», è la prima reazione della Brooks. «Non sono colpevole», afferma l’ex-donna più potente del giornalismo britannico. «Non ho autorizzato alcuna intercettazione, né ne ero a conoscenza. E quel che più mi sconvolge sono le accuse riguardanti Milly Dowler, non solo perché sono false ma anche perché ho passato tutta la mia vita giornalistica a difendere le vittime dei crimini». Milly è la ragazzina inglese rapita e uccisa nel 2002. Un anno fa un giornale rivale, il filolaburista Guardian,
scoprì che i cronisti di Murdoch avevano intercettato il suo telefonino per rubare i messaggi registrati. Lo scoop scioccò il paese, perché diede l’impressione di avere sviato le indagini della polizia. Forse senza quel cinico hackeraggio la ragazza sarebbe stata ritrovata. «Mi difenderò vigorosamente», promette battagliera la “Rossa”.
Ma la pubblica accusa elenca altre vittime: il sindacalista Andrew Gilchrist, gli ex-ministri laburisti David Blunkett e Charles Clarke, il figlio del campione di calcio George Best. In tutto, le imputazioni parlano di 600 vittime, stelle del cinema come Brad Pitt e Angelina Jolie, l’ex-allenatore dell’Inghilterra Sven Goran-Eriksson, l’attore Jude Law. Il numero totale degli intercettati, dice la procura, potrebbe arrivare a 4.000. Murdoch ha scelto il momento giusto per fare un passo indietro. Ma il premier Cameron, che andava a cavallo con Rebekah e volle Coulson come addetto stampa, non può dimettersi e rifugiarsi in America. Almeno non ancora.
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