«Noi virtuosi». Monti applaudito dai guru Usa

by Editore | 14 Luglio 2012 12:04

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SUN VALLEY (Idaho) — Passa in maniche di camicia Howard Stringer, presidente del consiglio dei direttori della Sony, azienda della quale milioni di persone nel mondo hanno in casa radio e televisioni o le hanno avute. Come ha trovato Mario Monti nelle sue spiegazioni su come sono messe l’Europa e l’Italia? Stringer: «Riflessivo e diretto». Lei si sente ottimista sull’euro? Stringer: «Sarei più felice se Monti restasse primo ministro anche oltre il 2013. Qui ha conquistato i cuori e le menti. Ha detto che l’Italia viene sottovalutata, e nel modo di parlare è stato anche divertente». Passa in camicia blu marinara Tim Cook, amministratore delegato della Apple, società  che produce buona parte dei cellulari e dei computer che gli abitanti della Terra hanno tra le mani. Monti? Cook: «Eccellente». Passa con una blusa simile a una tuta attillata da ciclista Alex Carp, capello corto sulle tempie e ricci in alto, co-fondatore della Palantir, impresa di software di Palo Alto, California: «Monti? Grande. È un tipo gagliardo».
Sembrava un coretto, ieri, quello dei manager e dei miliardari che uscivano da una prima colazione-dibattito durante una conferenza organizzata dalla banca d’affari Allen & Company a Sun Valley, Idaho. Tra un tè e un caffè, gli invitati avevano ascoltato in un albergo Mario Monti intervistato dal giornalista statunitense Charlie Rose. Il coretto era talmente omogeneo che a rileggere gli appunti con le frasi annotate, senza rimettere a fuoco facce e atmosfera, sarebbe legittimo sospettare un’ondata di piaggeria. Giudizi così unanimi su un presidente del Consiglio, a Montecitorio, non si ascoltano quasi mai. Vista dal vivo, invece, la sequenza confermava un fenomeno dettato da motivi pratici: agli americani che temono un crollo dell’euro, perché arresterebbe la ripresa nel proprio Paese, Monti piace. E sperano che resti a lungo a Palazzo Chigi.
C’è anche il direttore della Cia David Petraeus alla conferenza di Sun Valley. Interverrà  oggi. Ma ieri mattina l’attenzione si è concentrata sul presidente del Consiglio italiano. Il primo a rivolgergli una domanda dalla platea riunita a porte chiuse è stato Bill Gates, fondatore di Microsoft. Monti, che la sera precedente era scuro in viso dopo il declassamento del nostro Paese da parte dell’agenzia di analisi finanziaria Moody’s, aveva appena sostenuto che noi italiani adesso siamo «virtuosi», facciamo quanto dobbiamo fare per rimettere a posto i conti dello Stato, ma per un motivo o per l’altro, legato a turbolenze estere, le agenzie di rating ci colpiscono lo stesso. A riprova, il Professore aveva citato l’esito positivo nella vendita dei titoli di Stato di ieri. «È una disgrazia, però il mercato ci ha premiato», ha commentato Monti sullo schiaffo di Moody’s secondo quanto ha riferito ai giornalisti Gianfranco Zoppas, industriale, uno dei connazionali invitati alla conferenza e seduto in un tavolo per il quale il presidente della Fiat John Elkann giovedì aveva cercato bandierine tricolori.
A Monti, Gates ha domandato quale garanzia esiste che gli italiani «virtuosi» continuino a esserlo, che il risanamento avviato dal governo in carica prosegua. È un dubbio che, chiedendo di non nominarli, confidano numerosi dei proprietari di imperi e dei manager riuniti a Sun Valley. Il presidente del Consiglio ha confermato che l’orizzonte del suo mandato arriva al voto del 2013. Per evitare contraccolpi in Italia, risulta che a Gates si sia limitato per lo più a rispondere con un ragionamento su quanto l’Ue necessiti di un’unione politica, non soltanto economica. Rassicurare gli investitori sì, in sostanza, tuttavia meglio non strafare sul 2013, esponendosi a Roma ad effetti collaterali.
Stando ancora a Zoppas, Monti ha sostenuto ieri che il popolo italiano ha bisogno di essere governato e in passato non è stato fortunato nell’incontrare il governo giusto, in grado di portarlo fuori dalla crisi. Ai giornalisti il Professore non lo ha detto. Nel Sun Valley Resort ci sono vasi di mammole. A Montecitorio, no.

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