by Editore | 4 Luglio 2012 9:07
ROMA — In teoria quello di oggi è un vertice come tanti altri, un intergovernativo fra Roma e Berlino che tocca agli italiani ospitare, con tanto di cena a Villa Madama fra gli imprenditori delle due economie, con faccia e faccia fra i diversi ministri, fra la Cancelliera e il presidente del Consiglio, e infine una plenaria che ospiterà i due governi e le rispettive Confindustrie, tutti attorno ad un tavolo per discutere degli investimenti reciproci, delle relazioni industriali, dei rapporti economici e politici.
In pratica però gli incontri odierni fra Germania e Italia, e soprattutto quelli fra Monti e Merkel da una parte, fra gli economici Vittorio Grilli e l’omologo Wolfgang Schà¤uble dall’altra, saranno anche una sorta di partita di ritorno del vertice appena concluso a Bruxelles, venerdì scorso. Nelle conclusioni del Consiglio europeo, quello per il quale la stampa di tutto il mondo ha fatto a gara ad attribuire patenti di vincitore e sconfitto ai due leader, non sempre in modo univoco, c’è la cornice di quel meccanismo antispread, di stabilizzazione dei mercati, per cui il premier si è battuto. Ora però tocca riempirla quella cornice, con i dettagli tecnici.
Di questa nuova partita, e dei dettagli tecnici, si discuterà a Villa Madama. La signora Merkel arriva a Roma con una parte della sua maggioranza che minaccia la crisi di governo, se Berlino farà ulteriori concessioni. Arriva fra gli altri avendo dato, proprio ieri, in qualche modo, ragione ad Olanda e Finlandia, che dopo aver firmato l’accordo di Bruxelles stanno cercando di rimetterlo in discussione. Insomma ci saranno parecchi argomenti da sviscerare, in molti casi tecnici ma con risvolti politici non indifferenti: a cominciare dalla definizione dei criteri del Memorandum che un Paese in difficoltà deve firmare (con la Commissione e la Bce), nel caso in cui chieda al Fondo Esm di acquistare i propri titoli pubblici.
Monti ha gettato acqua sul fuoco: nelle anticipazioni di un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung il premier assicura che «Germania e Italia sono impegnati su una comune politica di austerità e di crescita», sottolinea di aver pochi elementi di differenza con la Cancelliera, aggiunge che «Angela più Mario significa un passo in avanti per una politica economica europea, ma non a spese della disciplina fiscale». Ma da Berlino la stessa Merkel è apparsa meno conciliante, parlando di dettagli delle conclusioni del Consiglio europeo sui quali ci sarà ancora molto da discutere, almeno da qui al 9 luglio prossimo, quando i ministri dell’Economia saranno chiamati ad implementare le misure adottate dai 27 Paesi dell’Unione.
Fra i ministri impegnati stasera nei colloqui ci stanno i due degli Esteri, Guido Westerwelle e Giulio Terzi, il ministro del Lavoro Elsa Fornero e l’omologa della Repubblica federale, Ursula von der Leyen. Avranno colloqui bilaterali anche il vice cancelliere e ministro dell’Economia Philipp Rà¶sler e il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, il ministro federale dei Trasporti, Peter Ramsauer, ed il viceministro delle Infrastrutture e Trasporti, Mario Ciaccia.
Ieri, al Senato, Mario Monti ha tracciato un bilancio del vertice europeo della scorsa settimana, che «ha costituito un passo in avanti verso un’Europa come noi italiani la vogliamo: più orientata alla crescita e più stabile»; che «ha affrontato questioni che fino a qualche tempo fa erano considerate un tabù come l’emissione degli eurobond»; che agli occhi del premier ha rappresentato «una decisa inversione di rotta rispetto a un passato fatto di risposte politiche tardive e insufficienti».
Un’inversione di rotta che non è ancora finita. Stasera, con Angela Merkel, si discuterà anche delle resistenze di Olanda e Finlandia, che di solito hanno posizioni convergenti con la Germania. Ieri lo stesso Monti, nell’Aula di Palazzo Madama, ha toccato l’argomento: per dare contenuti operativi alle conclusioni del vertice europeo «bisognerà passare alla formulazione nell’Eurogruppo del 9 luglio e forse anche del 20 luglio, con la presenza di alcuni, Olanda e Finlandia ad esempio, che hanno una certa insofferenza verso questi meccanismi e probabilmente avranno posizioni che cercheremo di sormontare».
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