«Il politico guarda al voto, lo statista no»

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MOSCA — I giornalisti russi dell’agenzia Itar-tass chiedono a Mario Monti se la politica debba prevalere sull’economia e lui cita De Gasperi: «Il politico guarda alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni». Poi spiega: «Politica ed economia devono procedere assieme. Non bisogna guardare nessuna delle due con ottica a breve termine: è una sindrome non positiva». A fine giornata, uscendo dalla cena in ambasciata, quando gli chiedono se sia preoccupato per la riapertura dei mercati il premier spiega: «Abbiamo una serie di importanti contratti da firmare tra imprese italiane e russe: questa è l’economia reale».
Facile intendere che l’aspirazione di Monti, in questo suo recente impegno da presidente del Consiglio, sia quella dello statista, non del politico. In tale quadro vanno intese le sue missioni all’estero. Non è solo in Italia che si può «guarire» l’Italia, ritiene Monti. Quindi, andrà  all’inizio di agosto a trattare con i severi finlandesi e olandesi e subito dopo dai «reprobi» spagnoli.
Né basta sentire il polso delle capitali europee, così da ieri Monti è a Mosca. Si tratta, innanzitutto, di togliere emotività  alle relazioni fra i due Paesi, dopo la lunga stagione basata sull’«amicizia» Berlusconi-Putin. Poi c’è da affrontare il doppio nodo dell’interesse russo e di quello europeo dentro la crisi dell’euro. La Russia detiene in euro il 41,5% delle sue riserve internazionali (505,3 miliardi di dollari) e quindi segue con preoccupazione il processo in atto a Bruxelles. Inoltre, Germania e Italia sono fra i principali partner economici di Mosca ed è quindi importante per la Russia che le loro economie non si fermino.
La Russia ha circa l’85 per cento degli attivi investiti in titoli Usa, francesi, tedeschi e britannici. Monti ha annunciato che parlerà  qui di «partenariato strategico», ricorderà  la crescita dell’interscambio (più 22% nel 2011), il ruolo chiave di Eni ed Enel (l’Italia è il secondo maggior acquirente di gas russo), gli investimenti di grande rilievo di Pirelli. Rinnovando il saldo patto con Putin, scremato dagli aspetti personalistici, cercherà  dunque di far crescere la quota di investimento russo nel nostro Paese.
Oggi Monti vedrà  Putin nella sua dacia di Sochi sul Mar Nero. Putin è un leader appena ritornato presidente (terza volta) in un Paese cambiato sotto i suoi occhi. Sta crescendo un ceto medio al quale non si può dare soltanto sicurezza, che chiede e chiederà  sempre di più rappresentanza politica. Si parlerà , nei colloqui di oggi, delle quattro giovani donne, «Pussy Riot», detenute da cinque mesi per aver cantato contro Putin sull’altare della cattedrale di Cristo salvatore? Probabilmente no. Più facile che si esamini la nuova legge sui partiti appena approvata dal Parlamento russo o l’adesione della Russia alla organizzazione mondiale del commercio (Wto). Quando a Monti, i giornalisti russi hanno chiesto di indicare nuove mete italiane per i turisti, oltre alle solite Roma, Venezia, Firenze, Monti ha risposto: «Suggerirei Assisi e Ravenna. Quest’ultima perché è stata ponte fra Occidente e Oriente. Proprio come quello che Putin e Medvedev vogliono costruire».
Il cattolico Monti ha voluto iniziare la sua visita a Mosca incontrando il Patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie, Kirill I. Nel trecentesco monastero Danilovskoe, Kirill ha detto a Monti che «l’attuale crisi non ha soltanto cause economiche, ma anche spirituali, di valori e morali». E ha esortato il presidente del Consiglio italiano a essere «difensore dei valori cristiani, senza i quali la civiltà  moderna diventa debole e attaccabile». Alla fine, coperto dalla sua barba bianca, ha dato a Monti una sorta di benedizione: «Lei che è competente in materia economica, aiuterà  gli italiani a superare la crisi».


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