«Hai ceduto a Monti», Berlino fischia Angela
Sabato, dopo aver dormito sperabilmente a lungo, la cancelliera si sarà seduta davanti al solito pacco di giornali, per la prima volta con calma al termine di una settimana stressante. La lettura non l’avrà rallegrata. Al parlamento si è raggiunta la maggioranza dei due terzi, ma con i voti «sbagliati», quelli fatti confluire da Spd e Grà¼ne, pur tra molte defezioni sul Fiskalpakt, bocciato da 23 socialdemocratici e da 9 verdi. Sul fondo Esm hanno invece disubbidito a Merkel 26 ribelli del centrodestra, che lo considerano un cavallo di Troia per derubare i contribuenti tedeschi. In questo scrutinio hanno votato no 16 democristiani, mentre uno si è astenuto e 2 erano assenti. Nel gruppo liberale 10 contrari e un assente. Insomma dal centrodestra sono venuti per l’Esm solo 300 voti, 11 meno della maggioranza assoluta richiesta per eleggere il cancelliere. Si conferma che sulla politica europea Merkel non ha più una maggioranza autosufficente. Quando si tratta di programmi di sostegno comunitario, la fronda degli euroscettici nella coalizione boccia la cancelliera, che deve ricorrere al sostegno dell’opposizione. Che il centrodestra non raggiungesse la Kanzlermerheit, la maggioranza del cancelliere, era già successo a febbraio, quando si votava il contributo tedesco al secondo pacchetto di 130 miliardi per la Grecia. Chi all’estero critica la taccagneri a di Merkel non deve dimenticare che il suo spazio di manovra in casa è limitato: tra i deputati della maggioranza non pochi pensano che sia stato un errore imbarcare a suo tempo nell’euro non solo la Grecia, ma anche paesi cronicamente «inaffidabili» come l’Italia. Al Bundesrat, poi, Merkel la maggioranza l’ha persa da tempo. Venerdì notte, dopo il voto al Bundestag, i trattati europei sono passati con maggioranza di due terzi anche nella camera dei Là¤nder. Ben 15 regioni su 16 si sono dette d’accordo, con la sola eccezione del Brandeburgo, governato da una coalizione tra Spd e Linke: i socialisti hanno imposto l’astensione. Ma la benedizione dei Là¤nder è costata cara al governo Merkel, «regali» di diversi miliardi a carico del Bund, e soprattutto uno sgarro al principio per cui ognuno dovrebbe rispondere dei debiti suoi. Il governo federale si accollerà fino al 2019 ogni multa che Bruxelles dovesse comminare alle regioni che sforano i vincoli di bilancio. Sarà il ministro federale delle finanze Schà¤uble a pagare, pure per peccati non suoi! Ma torniamo alla lettura dei giornali, al tavolo della colazione della cancelliera. La sua performance europea viene valutata criticamente dalla stampa tedesca, che da destra le rimprovera di aver ceduto alle pressioni degli euroterroni, da sinistra di essersi inutilmente irrigidita alla vigilia per dover poi arrendersi, a scapito della propria coerenza, alla realtà : il governo di Berlino è sempre più solo in Europa con la sua ossessione di rigore fiscale. Ha contro non solo l’Europa del sud, tornata capace di far causa comune, ma pure la commissione di Bruxelles, la presidenza della Bce, e la Francia di Hollande. Senza il subalterno appoggio di Sarkozy a Parigi, Berlino non può più alzare la voce nelle riunioni di condominio. Der Spiegel racconta «la notte, in cui Merkel ha perso». La Frankfurter Allgemeine Zeitung , quotidiano ultrarigorista, vede la Germania in pericolo, «prigioniera del debito» altrui, perché a Bruxelles si sono ammorbidite le condizioni di accesso ai fondi salvastati. Sintomatico che Der Tagesspiegel , giornale certo non schierato a sinistra, e che anzi nel dubbio preferisce orientarsi sulle presunte preferenze dei mercati, titoli calcisticamente: «Europa batte Merkel 2:1. La cancelliera al vertice Ue deve cedere a Spagna e Italia. Sollievo dei mercati: il Dax sale del 4 per cento». È interessante che Merkel venga contrapposta alle ragioni dell’Europa. Il commento spiega perché: «Il primo ministro italiano Mario Monti ha prevalso su Angela Merkel. È una sconfitta per la cancelliera, inutile negarlo. Ma è una sconfitta che intanto dà sollievo all’eurozona, e quindi alla fine anche alla Germania, che dall’euro trae grande profitto». Che le borse abbiano fatto salti di gioia per la «sconfitta» di Merkel, non solo a Milano o a Madrid, ma a Francoforte, è uno schiaffo per la cancelliera. Ieri ci si è messo pure il presidente dell’associazione del commercio estero, Anton Bà¶rner, con un’intervista alla Wirtschaftswoche , in cui lamenta che il dogmatismo di Merkel danneggia l’immagine del made in Germany in Europa e rafforza la riluttanza dei consumatori: «Le simpatie nei confronti della Germania stanno crollando, si sono molto raffreddate. Non si va volentieri in un negozio, se il venditore ci sta antipatico».
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