by Editore | 22 Luglio 2012 16:07
FRANCOFORTE – L’euro non è assolutamente in pericolo. Anzi. «È irrevocabile», ha risposto il presidente della Bce Mario Draghi all’indirizzo degli analisti che «immaginano scenari nei quali l’area dell’euro sarebbe in procinto di esplodere». Ma chi argomenta in questo modo, ha proseguito, «sottovaluta il capitale politico che i nostri capi di Stato hanno investito in questa Unione e anche il sostegno giunto dai cittadini europei».
Ma anche la Bce ha fatto molto per fronteggiare la crisi. In un’intervista al quotidiano francese Le Monde, l’ex governatore della Banca d’Italia sottolinea che è pronto a fare anche di più, spiegando che i membri del Consiglio direttivo della Bce «sono molto aperti. Non abbiamo alcun tabù». Il riferimento è al recente taglio del costo del denaro sotto la soglia di guardia dell’1%. Ma Draghi lascia la porta aperta anche per «agire» ancora, se sarà necessario, per rispettare il mandato di mantenere la stabilità dei prezzi, sia per prevenire un’inflazione più elevata — anche se i prezzi stanno scendendo «più velocemente» del previsto sotto l’obiettivo del 2% — sia nel caso si intraveda «il rischio di deflazione». Per arrestare un «crollo generalizzato dei prezzi», La Bce è dunque pronta ad agire ancora, se sarà necessario, anche se per ora Draghi, pur ammettendo che si sono materializzati «in parte» alcuni rischi di «graduale deterioramento» dell’economia, «non prevede che cada in recessione» l’intera area dell’Unione monetaria. Anzi, il presidente della Bce continua a prevedere un miglioramento «molto graduale» della situazione economica entro la fine dell’anno o l’inizio del 2013. Anche per questo Draghi ribadisce la necessità di attuare riforme strutturali, del lavoro, ma anche la liberalizzazione dei mercati dei prodotti e dei servizi per aumentare la competitività .
È un ottimismo molto cauto, il suo, legato anche al fatto che il recente vertice della Ue «è stato un successo». Perché «per la prima volta», osserva il presidente della Bce, è stato dato un chiaro messaggio di volontà di «uscire dalla crisi con più Europa», cedendo o meglio «condividendo» la sovranità . Secondo Draghi una maggiore integrazione e, nel lungo termine, un’unione politica, «è inevitabile».
Un messaggio analogo, è venuto ieri anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale, indirizzandosi al re del Belgio Alberto II, in occasione della Festa nazionale, ha auspicato un «più forte slancio di integrazione», necessario salvaguardare il «benessere» dei giovani nella Ue.
Secondo Draghi, è importante che Il vertice dei capi di Stato abbia delineato un percorso per l’attuazione di un’Unione europea, composta di quattro «blocchi» portanti: finanziario, fiscale, economico e politico. E in questo quadro sono importanti i risultati «tangibili» raggiunti, dal punto di vista istituzionale, quali un’unica vigilanza bancaria e il permesso al fondo salva stati (Esm) di ricapitalizzare le banche quando sarà creato l’organo di supervisione paneuropeo. Per questo il banchiere centrale italiano dice che la Bce è «pronta a fare di più, se i nostri poteri fossero rafforzati», per esempio con il passaggio alla Bce dei poteri di vigilanza. Draghi suggerisce la necessità di coinvolgere nelle perdite i detentori «senior» (privilegiati) di obbligazioni bancarie, nei fallimenti degli istituti finanziari, perché si tratta di «limitare il coinvolgimento dei contribuenti, che hanno già pagato molto» anche con il piano per la Spagna. Inoltre Draghi condanna gli «errori inqualificabili» commessi nello scandalo della manipolazione del Libor, che mettono in luce «un processo difettoso di governance» e «minano la fiducia in una delle chiavi di volta del sistema finanziario mondiale».
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