by Editore | 21 Luglio 2012 17:51
Una conclusione tragica per gli spettatori che come decine di migliaia di altri in tutta America avevano atteso per ore, molti travestiti come i personaggi del film, per assistere alle prime proiezioni.
Per amara ironia, il film che conclude il ciclo di Batman, postula una società devastata da atti apparentemente inconsulti di violenza «di massa». Una scena rappresenta un attacco «terrorista» alla borsa di Wall Street in cui uomini armati sparano su diversi ostaggi, in un altra un gruppo di terroristi attacca con esplosivi uno stadio di football gremito di pubblico. L’iconografia di una folla inerme in preda al panico che cerca rifugio da uomini armati ricorre insomma, in questo ancor più che nel precedente film (Dark Knight, funestato dalla morte di Heath Ledger). Si tratta di un concetto cruciale nell’interpretazione di Nolan, rappresentazione «estrema», come lui stesso ci aveva spiegato, di una «normalità minacciata, l’idea della società a cui teniamo tanto sbriciolata, sovvertita». Come già in Dark Knight, è l’idea centrale dell’interpretezione supereroica di Nolan, un’allegoria radicata nelle incertezze del presente attuale.
Ieri in un Colorado già devastato quest’estate da giganteschi incendi boschivi e al centro dell’attenzione politica come uno degli stati più contesi, l’angoscia del presente ha assunto una forma tragicamente concreta.
Ad Aurora si è riproposta ancora una volta un episodio «topico» della cronaca nera americana – il mass shooting, la sparatoria «folle» contro civili inermi che avviene di volta in volta in esercizi pubblici, ristoranti, scuole o università . Quello di ieri notte è avvenuto in uno stato già tristemente noto per una delle stragi più sanguinose, il massacro di Columbine, che tredici anni fa costò la vita a 12 studenti e un insegnante del liceo ad appena mezz’ora da Aurora.
Prevedibile e inevitabile sarà ora l’inserimento della questione delle armi da fuoco nei temi elettorali, anche se tragicamente la parole saranno destinate a rimanere tali: il diritto al porto d’armi rimane sacrosanto nella politica americana – i sondaggi rivelano che solo il 25% della popolazione è per la restrizone sulle vendite di pistole, e metà degli americani è favorevole alla libera vendita al dettaglio anche di armi da guerra. à‰ una delle «eccezioni culturali» americane più incomprensibili agli «stranieri», con profonde radici storiche e un nesso logicamente innegabile alla violenza endemica a questa società , eppure tutelata dalla lobby politica in assoluto più potente del paese la National Rifle Association, che nel 1991 ebbe l’ardire di indire il proprio congresso nazionale proprio a Columbine pochi mesi dopo quella strage. I mass shooting sono tristemente destinati a continuare.
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