Le Province: a rischio l’apertura delle scuole

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ROMA — I tagli previsti dal decreto legge sulla spending review mettono a rischio la riapertura delle scuole e potrebbero portare al dissesto finanziario, cioè al fallimento, la metà  delle Province. A sostenerlo è la stessa Unione delle Province italiane che, incassato dal governo il coinvolgimento sulla nuova mappa degli enti locali, adesso concentra la sua attenzione sul nodo più importante, i soldi. «Con la riduzione dei trasferimenti — dice il presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione — non siamo in grado di garantire la manutenzione nei 5 mila edifici scolastici di cui abbiamo la competenza». E in scia si mettono anche le scuole paritarie, che con la spending reviewavranno meno fondi rispetto al passato: «Decine di migliaia di bambini — dice Roberto Gontero, dell’Associazione genitori scuole cattoliche — non potranno frequentare la materna perché gli istituti statali non sono abbastanza».
Alle Province il decreto in discussione al Senato taglia 500 milioni di euro per il 2012 e un miliardo per il 2013. Ma l’Upi contesta i calcoli fatti dal governo. Ad essere ridotti dovrebbero essere i cosiddetti consumi intermedi, cioè quello che resta della spesa corrente dopo il pagamento degli stipendi, degli interessi e delle funzioni obbligatorie. Nei conti del governo questa torta ammonta complessivamente a 3,7 miliardi di euro. «Ma nel calcolo — dice Antonio Saitta, presidente della Provincia di Torino e numero due dell’Upi — sono state messe anche le spese per i servizi ai cittadini che facciamo per conto delle Regioni, come la scuola, i trasporti pubblici, la formazione professionale». Con le beffa che chi negli ultimi anni ha razionalizzato di più, ad esempio riducendo i costi per il personale, adesso rischia di perdere più fondi. Per questo le Province chiedono di ridurre a un terzo i tagli previsti sia per quest’anno che per l’anno prossimo, limitando l’operazione ai «veri» consumi intermedi. L’Upi ha sottoposto le sue ragioni al commissario straordinario per la spending review, Enrico Bondi. «Nel corso di un incontro — racconta Saitta — ci ha detto che forse avevamo ragione ma il decreto è rimasto così». A dar loro ragione per iscritto è stato invece il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda che in una mail al presidente della provincia di Torino ha detto di «aver cercato invano di far cambiare quella norma» e di «sperare che il Senato sia più saggio del governo».
Ma le Province non sono le uniche a protestare contro i tagli. Oggi i sindaci scenderanno in piazza davanti a Palazzo Madama mentre le Regioni, con un taglio complessivo di 13 miliardi, sono preoccupate soprattutto per gli effetti sulla Sanità .


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