Le manovre Di troppa austerity si può morire così la Troika affossa chi è in crisi

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Tagli alla spesa, tasse e riforme strutturali. In cambio di prestiti. La ricetta della Troika somministrata ai Pigs (Portogallo, Irlanda, Spagna e Grecia) per mettere in sicurezza l’euro, in realtà , già  mostra la corda. L’austerity ha preso il sopravvento, schiacciando la ripresa e aggravando la recessione. Alla fine, le riforme stentano, mentre avanzano debito e disoccupazione. E tanta paura del futuro.
salvataggio o affossamento? A quasi tre anni dallo sciagurato annuncio dei conti truccati di Atene e del suo deficit schizzato d’improvviso al 15,6% del Pil, dopo 26 vertici europei e ben 500 miliardi di aiuti erogati a Grecia, Irlanda, Portogallo e ora Spagna, la cura da cavallo tutta “tagli e tasse” paracadutata dalla Troika (Fmi-Bce-Ue), una sorta di “shock and awe” finanziaria (colpisci e sgomenta), sembra assai lontana dal miracolo, a giudicare dai bilanci degli Stati soccorsi. Il deficit è diminuito, certo. In qualche caso si è anche dimezzato, seppure lontanissimo dall’azzeramento. Ma il debito è salito ovunque e così la disoccupazione. L’unico, tangibile e terribile esito dell’austerity imposta dalla “triplice” appare, al contrario, l’aver favorito e acuito una recessione sempre più violenta, con il Pil in picchiata, che impedisce le riforme e la crescita. In una parola: l’uscita dal tunnel. Avanza, intanto, lo scontento popolare e la paura. Così, mentre la Spagna valuta in queste ore drammatiche se chiedere il “rescate” per salvare, dopo le banche, anche il paese, la rabbia si trasferisce nelle piazze. Contro i governi e le ricette fallimentari imposte dall’alto. Molto più simili all’affossamento che al salvataggio. L’evidenza dei numeri, in effetti, boccia senza appello il “percorso di guerra” somministrato dal triumvirato. Palpabile la situazione greca. Il pacchetto di “aiuti” da 240 miliardi ha prodotto un buon avanzo primario (il fieno in cascina), secondo solo a quello italiano. Ma con un debito proiettato al 160% del Pil nel 2013 e un deficit al 7%, quest’anno. Il disagio sociale è acuto. Aumentano poveri e senza lavoro. I capitali rimasti fuggono assieme ai giovani, se possono. Situazioni analoghe in Irlanda e Portogallo, entrambe “beneficiate” nel 2010 e 2011 dai piani di rientro targati Troika, in cambio di 85 e 78 miliardi. Gli ispettori, arrivati con i prestiti a Dublino e Lisbona, hanno di fatto commissariato quei paesi e i loro conti. Falcidiati da finanziarie terribili: molte tasse (come il rialzo dell’Iva), tagli a salari, tredicesime, welfare, posti pubblici. Persino a indennità  di disoccupazione e deducibilità  del mutuo, come accaduto di recente con la manovra di Rajoy, la più corposa della storia ispanica, 65 miliardi in due anni e mezzo. Il terzo intervento in appena sette mesi di governo. E un default che bussa alle porte.


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