La tela di Monti da Obama a Berlino

by Editore | 19 Luglio 2012 7:57

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ROMA — È un’affannosa corsa contro il tempo, quella di Monti, nel tentativo di trovar riparo rispetto ai rischi di una pericolosa «campagna d’estate», degli attacchi speculativi cioè che dal prossimo mese (compreso settembre) potrebbero mettere l’Italia nel mirino (e in ginocchio). Per questo il premier sta gestendo con le due sponde dell’Atlantico — dagli Stati Uniti alla Germania, passando per la Francia — un’azione diplomatica riservata quanto determinante. Perché è chiaro che le poche risorse a disposizione del governo non basterebbero per resistere alle incursioni dei mercati. E se è vero che a Washington il professore trova udienza — siccome la crisi sta incidendo sulla campagna presidenziale di Obama — è altrettanto vero che nelle cancellerie dell’Unione non raccoglie la stessa solidarietà .
Per superare indenne la «campagna d’estate» all’Italia serve lo scudo anti-spread, se non da usare quantomeno da proporre come arma deterrente. «È importante che ci sia lo strumento», ripete infatti Monti. Che poi il governo decida di utilizzarlo è un’altra storia. Ecco l’obiettivo del presidente del Consiglio, che si sta adoperando affinché «cadano le preclusioni sugli accordi sottoscritti» il 29 giugno al vertice europeo. Ma proprio questo è il punto di frizione con i maggiori partner dell’Unione. Di quali accordi si parla? Ed è la Merkel che «ha fatto un passo indietro», come sostiene un’autorevole esponente di Palazzo Chigi o «l’Italia ha fatto troppi passi avanti», come si chiedono in Parlamento?
L’altro ieri, il segretario del Pd Bersani ha dato voce ai timori che albergano nella «strana maggioranza», chiedendosi e chiedendo: «Ci sarà  lo scudo? E quando arriverà ?». Come se il successo politico e d’immagine ottenuto da Monti nella famosa riunione del mese scorso a Bruxelles, fosse in realtà  privo di contenuto. Nel Pdl e nell’Udc si avverte il timore che «quanto è stato fatto finora dall’Italia con le riforme possa non servire», sebbene al governo daranno oggi un’ulteriore prova di lealtà , dando il via libera definitivo al fiscal compact con il voto della Camera. Era quello che il premier aveva chiesto per mandare un segnale all’Europa, prima dell’Ecofin di venerdì prossimo che dovrebbe definire i meccanismi dello scudo anti-spread.
Tuttavia i leader politici che sorreggono Monti non solo stanno verificando che lo scudo fatica a nascere, ma soprattutto si rendono conto che — a prescindere dagli strumenti tecnici — senza un intervento deciso e solidale dell’Unione non è scongiurato per l’Italia il rischio di soccombere nella «campagna d’estate». In più l’Europa al momento si mostra sprovvista di munizioni sufficienti per fronteggiare l’eventuale ondata speculativa internazionale: il fondo Efsf è quasi vuoto, il fondo Esm — come ha spiegato ieri il ministro Grilli — non sarà  operativo per l’estate, e l’intesa sullo scudo anti-spread non è stata ancora ratificata. Non bastano quindi le rassicurazioni del titolare dell’Economia, il fatto che l’Italia non piazzerà  titoli di Stato sui mercati «in agosto». L’interrogativo nella «strana maggioranza» è cosa potrebbe succedere a settembre senza un adeguato fire-wall europeo.
Monti confida che l’iniziativa diplomatica abbia successo, malgrado per ora i segnali da Berlino non siano positivi, e la preoccupazione che filtra da Palazzo Chigi, quel clima di pre-allarme, si rifletta in Parlamento. Ma non c’è altra strada per evitare le incursioni finanziarie e per abbassare la febbre dello spread. Il governo è consapevole che non si possa reggere a lungo così, e nonostante abbia smentito di voler intervenire con una nuova manovra, ha fatto sapere ai partiti della «strana maggioranza» di avere allo studio altri possibili interventi di spending review su «settori che non sono stati ancora toccati».
Basterà ? Di sicuro Palazzo Chigi non intende procedere con l’accorpamento delle festività , un’idea che a Monti non è mai piaciuta, perché «impopolare» e «per nulla incidente» sul Pil. Ma siccome se n’era discusso in Consiglio dei ministri, aveva affidato la questione a un gruppo di studio composto da Grilli, Passera, Patroni Griffi e Profumo. E l’altro ieri il sottosegretario alla Presidenza, Catricalà , ha sollecitato il parere delegato ai quattro esponenti del governo. Ma sono altri i documenti che il premier aspetta con ansia.

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