La storia Scoprire un’estate la crudeltà della natura
La natura e una fattoria nella remota campagna inglese, con il tempo scandito dalla luce e dal buio, gli animali che danno da mangiare e che vengono mangiati, la fatica della sopravvivenza e la morte, ineluttabile al pari dell’esistenza. Ed è una prosa senza enfasi, morbida e sensuale quella usata da Darling per raccontarla, una scrittura che ammanta la storia e la trasforma in un’esperienza quasi fisica: d’isolamento, d’immersione in un luogo estremo, che insidia e toglie la vita e che la restituisce. Come avviene in natura.
Nella fatiscente fattoria vanno a vivere Grace e Billy Hooper, tredici anni lei e appena nove lui, dopo essersi ritrovati improvvisamente orfani a causa di un’onda assassina che, durante una vacanza al mare, ha inghiottito sotto i loro occhi la vita dei genitori. Grace e Billy scelgono di raggiungere il nonno sconosciuto in quella casa che la loro mamma, Lynn, aveva abbandonato tanto tempo prima, per ragioni a loro ignote. L’anziano uomo li accoglie, ma parla poco e ha modi spicci senza affetto e i due ragazzi devono badare a se stessi, in un ambiente estraneo che si rivela spesso ostile. Saltano abitudini e riti quotidiani; non c’è la televisione, i cellulari non funzionano, il telefono fisso è fuori uso e il trascorrere delle ore è tutto da inventare. A Grace mancano i suoni della città , i genitori e gli amici e, anche se tenta di reagire e di occuparsi del fratello minore, finisce presto per essere risucchiata da un’indolenza irresistibile e prevaricatrice. I ragazzini tirano avanti, si nutrono male e solo quando capita e, per il resto, ci si lascia andare. E, mentre Grace, sola e sperduta, scopre, dolorosamente, la sessualità , Billy, morso da un asino, impara in fretta a cavarsela. E, quando trova per caso un fucile, con l’approvazione del nonno inizia a sparare ai topi, in un corpo a corpo che sembra spingerlo, inesorabilmente, verso uno schema arcaico e maschile di stare al mondo.
Il romanzo non ha epilogo e il futuro di Billy e Grace resta incerto. Comparse fuggevoli gli altri personaggi: i genitori scomparsi, un paio d’individui di ordinaria cattiveria, un’assistente sociale cedevole e distratta, una famiglia in gita che s’imbatte in un Billy provato dalla mancanza della madre e ormai inselvatichito. L’estate si esaurisce senza eventi definitivi, né si sa dove andranno a vivere i due ragazzini orfani. E la trama rimane sospesa, con frasi e parole che riflettono perfettamente spaesamento e desolazione. Sul finire della storia, a tratti si respira un’atmosfera cupa, perfino minacciosa, che sa di attesa. Ma non ci sono colpi di scena, se non la metamorfosi, radicale e definitiva, di due ragazzini abituati alla città che, ubriacati dal lutto e dall’impatto con la natura che non conoscono, si perdono, soffrono, crescono. Per ricominciare a vivere.
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