La Porsche ora è tutta di Volkswagen

Loading

BERLINO â€” à‰ un ritorno alle origini, ma non solo. Volkswagen e Porsche saranno di nuovo unite, ricostituendo in pieno un legame che data dal 1931. Allora era stato il Fuhrer a chiedere a Ferdinand Porsche un progetto di “auto popolare” (in tedesco appunto Volkswagen), quello che poi diventerà  il “maggiolino”. Poi le strade dei due marchi si sono divise. Adesso invece i due marchi tornano assieme: la Volkswagen ha deciso di accelerare l’acquisto delle azioni Porsche che ancora non sono sue, cioè il 50,1 per cento: la somma concordata è di 4,46 miliardi di euro.
«Ora siamo una sola azienda. Il marchio Porsche è ormai parte integrante del gruppo Volkswagen», ha detto Martin Wintekorn, presidente di Vw. «Questo è un bene per la Volkswagen, per la Porsche e per la Germania». Commenti positivi anche dal management della casa di Stoccarda: per Uwe Huck, presidente del consiglio di amministrazione della Porsche, grazie all’accordo arriveranno «gli enormi vantaggi di avere una società  integrata ». Si parla di risparmi e di sinergie pari ad almeno 700 milioni
di euro l’anno.
Il passaggio del marchio Porsche sarà  in vigore entro l’1 agosto, in anticipo sui programmi: servirà  per sfruttare una normativa che permette un enorme risparmio fiscale. Con la via tradizionale l’operazione sarebbe costata qualcosa come 1,5 miliardi di euro di tasse, invece la dirigenza la presenta come ristrutturazione, come la legge tedesca permette, e di conseguenza non paga nulla. Il “cavillo” utilizzato dal management Volkswagen è stato contestato dai liberali della Fdp, che chiedono un rapido cambiamento della legislazione fiscale, e dai rappresentanti dei Laender coinvolti nell’operazione. Ma i portavoce di Vw hanno tagliato corto: «Questo affare ci porterà  nuovi guadagni, che a loro volta porteranno più tasse».
Negli anni scorsi era stata la Porsche a cercare di acquistare la sorella maggiore, ma la scalata era stata bloccata per il “no” di Ferdinand Piech, presidente della Vw, alla scalata guidata dal cugino, Wolfgang Porsche. Ora infatti la casa produttrice della “Carrera” utilizzerà  2 miliardi di euro, parte del prezzo pagato da Vw, per saldare i debiti contratti proprio ai tempi del suo tentativo fallito di acquisire la casa di Wolfsburg. La maggioranza azionaria della holding di controllo è in mano alle due famiglie, una parte è proprietà  dell’emirato del Qatar.
Ora il gruppo si consolida come massimo produttore di auto d’Europa. Oltre alle due case coinvolte nell’affare, produce automobili con i marchi Audi, Seat, Skoda, Bentley, Lamborghini e Bugatti, e camion con i marchi Man e Scania.


Related Articles

India: il popolo Dongria Kondh, la multinazionale Vedanta e le colline di bauxite

Loading

 Manifestazione ai piedi delle colline sacre di Niyamgiri – Foto:Survival.it

Nello stato indiano dell’Odisha, migliaia di persone, che vivono nella zona di Lanjigarh e sulle colline di Niyamgiri, sono esposte dagli anni ’90 agli effetti inquinanti sull’aria e sull’acqua prodotti delle attività  di una raffineria di alluminio di proprietà  della Vedanta Aluminium Ltd, un’impresa sussidiaria della multinazionale britannica Vedanta Resources. Dal 2003 la Vedanta ha chiestol’ampliamento della raffineria di alluminio di Lanjigarh e l’apertura di una nuova miniera di bauxite sulle colline di Nyamgiri, ma il ministero dell’Ambiente e delle foreste, con unastorica sentenza nel 2010, ha bloccato entrambi i progetti.

I confini di guerra dell’Europa

Loading

Povertà, miseria, emarginazione prodotte dall’austerity radicalizzano lo scontro tra chi si sente espulso dal mondo «normale» che gli è stato promesso e chi ancora pensa di appartenervi. In questo contesto l’Ue risponde alimentando i sistemi istituzionali di esclusione e i conflitti militari che ormai premono alle frontiere

Immobiliare, un mattone ci seppellirà. Per la gioia della criminalità organizzata

Loading

  Immobiliare, un mattone ci seppellirà. Per la gioia della criminalità organizzata

Il settore è nel pieno di una crisi nerissima. E non sarà certo aiutato dal fatto che la crescita esponenziale dei fallimenti delle imprese sta portando sul mercato, via aste giudiziarie, una marea di case e palazzi. Una “bolla” che rischia di scoppiare sulle fragili fondamenta del sistema bancario italiano, già alle prese con la restituzione dei prestiti ricevuti dalla Bce. Mentre chi ha bisogno di ripulire il denaro aspetta pazientemente il crollo

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment