by Editore | 31 Luglio 2012 7:43
Marchigiano di origine (era nato a Senigallia nel 1950), in quella che sarebbe stata per sempre la sua università si era formato e aveva fondato giovanissimo i «Quaderni di critica» con alcuni coetanei (Francesco Muzzioli, Marcello Carlino, Aldo Mastropasqua, Giorgio Patrizi) destinati a rimanere, nel segno della reciprocità ma anche della fedeltà , suoi costanti interlocutori e compagni di via.
Nei titoli di quei «Quaderni» monografici c’è l’indicazione di una scelta di campo inclusiva fra gli altri di Gadda, del Gruppo 63, dei teorici della Scuola di Francoforte e dunque di un segnale preciso quanto alla militanza intellettuale e politica, in anni che annunciano da un lato la dismissione del lavoro critico e dall’altro una spettacolare diversione della pratica letteraria verso il consumo e la perfetta compatibilità con il mercato: ne è segno ulteriore il volume collettivo dove culmina l’esperienza dei «Quaderni» e che infatti si intitola, persino provocatoriamente, Per una ipotesi di scrittura materialista (1981). Qui per Bettini è già centrale il rinvio a un filosofo, Galvano della Volpe, che il marxismo italiano aveva a lungo sottovalutato anche quando, con la Critica del gusto (’60), egli aveva fornito in sede estetica l’unica opzione che, fondatamente e finalmente, potesse dirsi quella di un Anti-Croce.
Dell’estetica di della Volpe, Bettini recepisce sia l’ingiunzione a una lettura analitica dei testi che non trascuri i portati del formalismo e dello strutturalismo sia, soprattutto, la persuasione che la letteratura corrisponde a una modalità specifica, infungibile, di conoscenza della realtà : ciò indirizza i suoi saggi maggiori (dedicati a Gadda, Cacciatore, Sanguineti, Pagliarani, Perriera, Volponi, Carmelo Bene) e segna nel lungo periodo una tenace attività di organizzatore di cui è duplice esempio la presidenza dell’Associazione Allegorein e del Premio Internazionale Feronia Fiano Romano (uno dei rari premi davvero indenni dalla logica del mercato, la cui sospensione per mancanza di fondi deve avere amareggiato i suoi ultimi giorni di vita).
Ma il suo lascito di critico si contiene idealmente nel titolo e nelle pagine che introducono gli atti (Bulzoni 1998) di un convegno organizzato alla Sapienza nell’aprile del ’97 con gli altri redattori dei «Quaderni» e alla presenza di alcuni maestri (da Fausto Curi a Guido Guglielmi e Gregory Lucente), un titolo che vale una definitiva dichiarazione di poetica e che dice alla lettera Avanguardia vs. postmodernità . Filippo Bettini diresse quel convegno memorabile con lo charme, la consueta civiltà , che chi ha avuto la fortuna di incontrarlo non può dimenticare.
Le esequie di Filippo Bettini verranno celebrate oggi, alle ore 11, nel Tempio Egizio del Verano, a Roma.
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