La Campania sull’orlo del crac “Tagli di spesa, no a nuove tasse”

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NAPOLI â€” Quindici miliardi di debito consolidato di cui cinque nel settore della sanità  dove un rigoroso piano di rientro vedrà  quest’anno per la prima volta i conti in pareggio. Il presidente della Regione Stefano Caldoro, che guida da due anni un’alleanza tra Pdl, nuovo Psi e Udc, denuncia da tempo il “rischio default” per la montagna di debiti ereditata dalla gestione targata Antonio Bassolino ma, allo stesso tempo, sottolinea «l’azione di risanamento» e la «nuova credibilità » della sua giunta nei confronti del governo. Azione di risanamento che prosegue senza sosta. Nei prossimi giorni andrà  in aula in Consiglio regionale una nuova manovra con tagli alle spese per il personale e in serata lo staff del presidente ha annunciato che è intenzione della giunta non utilizzare la possibilità  offerta dalla spending review di anticipare un ulteriore aumento dell’Irpef regionale.
La Campania ha già  una aliquota addizionale Irpef alta, fissata da un anno a quota 2,03 e, dopo la decisione del Senato, dalla giunta di via Santa Lucia hanno fatto sapere che per il
momento non è annunciato alcun aumento. Salvo ripensamenti, insomma, non sarà  utilizzata all’inizio del 2013 la possibilità  offerta alle otto regioni in disavanzo sanitario di anticipare dal 2014 al 2013 la maggiorazione dell’aliquota addizionale Irpef dallo 0,5 per cento all’1,1. Finestra aperta da un emendamento del Pdl alla spending review approvato in commissione bilancio del Senato.
Il presidente Caldoro non vuole aumentare le tasse anche se ammette che, in proporzione, la situazione della Campania ha alcuni spetti simili alla Catalogna: «Ci sono molte similitudini anche se il debito strutturale in Campania è attestato a quindici miliardi, rispetto ai 42 della Catalogna, ma il meccanismo è simile. Un debito che abbiamo ereditato due anni fa al cento per cento dalla gestione precedente». Un debito lievitato spaventosamente fino al 2009 e congelato dalla nuova giunta inizialmente con il blocco dei mutui, poi con il piano di rientro per la sanità  e infine, da poche settimane, con il via libera da parte del governo a un piano di rientro anche per il deficit dei trasporti su ferro. Un risanamento che segue dieci anni, dal 2000 al 2009, durante i quali il debito lievitava al ritmo di un miliardo di euro l’anno con spese ben oltre i limiti di bilancio.
Per la sanità , rispetto a un debito strutturale di cinque miliardi, un terzo dell’intero debito della Regione, è in atto un abbattimento del debito annuale: nel 2009 era di 774 milioni, sceso a 496 milioni del 2010, 271 nel 2011 con una previsione vicina al pareggio per l’anno in corso.
«Non uso i termini tsunami o default a sproposito — commenta il presidente Caldoro — perché si tratta di una situazio-
ne oggettiva. Quindici miliardi di debito. Allo stesso tempo, però, dobbiamo evidenziare il lavoro degli ultimi due anni.
Nella drammaticità  della situazione c’è una positiva controtendenza perché il rigore da noi instaurato nel 2010 non solo
anticipa ma di fatto va oltre la spending review nazionale. Lo dimostrano i rating che due anni fa ci vedevano quattro gradini sotto l’Italia o la Lombardia mentre ora siamo appena un gradino più in giù, di fatto nella stessa fascia. Procede bene il piano di rientro per la
sanità  e ora, primi in Italia, avviamo anche il piando di rientro per i trasporti».


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