by Editore | 20 Luglio 2012 6:53
PECHINO – Anche il più misterioso arsenale atomico del mondo è ora nelle mani del più indecifrabile dittatore bambino del pianeta. Il “Giovane leader” Kim Jong-un, figlio del “Caro leader” Kim Jong-il e nipote del “Grande leader” Kim Il-Sung, fondatore della Corea del Nord, non è più solo il “Grande successore”. Dopo essersi fatto nominare segretario del partito dei lavoratori, ossia capo dello Stato, il sovrano dell’unica dinastia comunista ereditaria della storia si è fatto eleggere anche maresciallo dell’esercito, massimo grado delle forze armate di Pyongyang. Potere politico e mi-litare, che a nord del 38° parallelo si vuole discendano dal sole, tornano dunque a coincidere, come negli ultimi sessant’anni.
Fino a ieri la Corea del Nord, inserita dagli Usa tra gli “Stati canaglia” e protetta dalla Cina, era l’inaccessibile regime-eremita che affama i suoi 24 milioni di abitanti per accelerare la corsa a completare il proprio arsenale nucleare. Oggi è la prima potenza atomica mai guidata da un capo under 30, circondato da parenti ignoti e generali senza volto, che promette di completare l’opera del padre: «annientare i sorci imperialisti dell’Occidente», spalleggiati da Giappone e Corea del Sud.
Per raggiungere “l’apice dello splendore”, come l’ha definito ieri la propaganda ufficiale, Kim Jong-un non ha perso tempo e non ha guardato in faccia a nessuno. Lo scorso 17 dicembre, all’improvvisa morte di Kim Jong-il a bordo di un treno, ha organizzato i grandiosi funerali diventati indimenticabili per l’ingaggio di migliaia di attori costretti a piangere davanti alle tivù. Erede designato alla testa del partito, mentre si rincorrevano le voci di un imminente colpo di Stato, lunedì ha completato la presa del comando. L’agenzia
Kcna, con un comunicato di una riga, ha reso noto che il generale Ri Yongho, numero uno dell’esercito e fedelissimo di famiglia, alla soglia dei settant’anni era stato rimosso causa “malattia”. In poche ore, con le cancellerie mondiali impegnate a chiedersi chi stesse nel frattempo controllando le testate atomiche di Pyongyang, il regime ha comunicato la promozione a “vice-maresciallo” dello sconosciuto Hyon Yong-chol, estraneo alla stessa Commissione militare centrale. Infine l’annuncio più atteso e forse temuto: Kim Jongun, età tra i 27 e i 29 anni, figlio della ballerina giapponese che il padre aveva sposato in terze nozze, tre anni di studi sotto falso nome a Berna, si è nominato anche “maresciallo in capo” delle forze armate, ponendosi sullo stesso livello dei suoi predecessori.
Solo Pechino ha fatto gli auguri al nuovo condottiero, che in patria già chiamano “genio dei geni militari”. I servizi segreti di Seul insistono invece nel delineare una Pyongyang scossa da guerre fratricide e rese dei conti di partito, segnata da arresti ed epurazioni, minata dalla carestia, prossima all’implosione del regime e ad una guerra civile, come a Damasco. Anche Tokyo sostiene che il licenziamento di Ri Yongho e l’anticipata presa del comando da parte del giovane Kim, nascondano “uno scontro fatale” ai piani alti del regime. A fronteggiarsi, i riformisti del “Giovane leader”, protetti dallo zio Jang Song-taek, dalla sorella, e dal ca-
po del governo Choe Yong-rim, sostenitori di una progressiva apertura del Paese agli investimenti stranieri e al capitalismo privato, sull’esempio della Cina di Deng Xiaoping e della Birmania di Aung San Suu Kyi. Dall’altra parte i conservatori legati al mito stalinista di Kim Jong-il, parte dei vertici militari che si oppongono alla ripresa dei colloqui a Sei sul nucleare e i molti parenti delusi dalla successione, a partire dai due fratelli maggiori del nuovo capo, esiliati a Macao.
La “valigetta rossa” della Corea del Nord, ultimo incubo dell’Estremo Oriente, sarebbe cioè nelle mani di un ragazzino ignaro del mondo, in balìa di funzionari sospesi tra Pechino e Washington. Nessuno in realtà sa dire se il nuovo maresciallo Kim Jong-un sia il primo segnale di un cambiamento, o l’ultimo effetto della stabilità . A Pyongyang sono apparse però donne in minigonna e tacchi a spillo, si sono visti personaggi della Walt Disney, ascoltati concerti di rock made in Usa e il “Giovane leader” si lascia fotografare accanto a un’anonima compagna, forse una stella del pop nazionale. Questo sì, non era mai successo: e un esordiente dittatore che pensa più alla pace che alla guerra sarebbe finalmente una buona notizia.
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