Irpef più alta dal 2013 nelle otto Regioni in deficit per la sanità
ROMA — I tagli alla spesa pubblica hanno l’obiettivo dichiarato di evitare nuove tasse, e in particolare di rinviare l’aumento dell’Iva per il momento fissato a ottobre. Ma nel decreto sulla spending review, ancora all’esame del Senato, viene prevista la possibilità di anticipare di un anno, dal 2014 al 2013, l’aumento dallo 0,5% all’1,1% dell’addizionale regionale Irpef, l’imposta sulle persone fisiche. L’emendamento è stato presentato dal Pdl e riguarda le otto Regioni in disavanzo per i conti della sanità : Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia. E rappresenta la novità più importante di una lunga giornata di lavori al Senato, in commissione Bilancio, che è andata avanti anche in seduta notturna.
Un’altra modifica di peso porta la firma della Lega con approvazione unanime: un tetto di 300 mila euro lordi l’anno per gli stipendi di dipendenti e manager di tutte le aziende a partecipazione pubblica, Rai compresa. Una regola che però non riguarda i vertici che si sono appena insediati a viale Mazzini perché si potrà applicare solo dal prossimo rinnovo del consiglio. Per il resto Pd e Pdl — ormai assodato che l’andamento dello spread non sembra dipendere da questa riforma — sono riusciti ad ammorbidire il testo su diversi punti. Sono salve le promozioni di carabinieri e Guardia di Finanza, slittano di un anno, al 30 aprile 2013, i tagli previsti per il personale del ministero dell’Interno e degli Affari esteri, viene rinviata di due anni la rinegoziazione degli affitti della pubblica amministrazione. Il governo dice che non c’è nessuna marcia indietro.
Proprio ieri la Corte dei Conti ha certificato le difficoltà di Regioni, Province e Comuni, sottolineando che nel 2010-2011 hanno subito un taglio delle risorse «vicino al 20%». E il governo ha mantenuto l’impegno preso nei giorni scorsi dopo la protesta dei sindaci dando l’ok all’emendamento dei due relatori — Gilberto Pichetto Fratin del Pdl e Paolo Giaretta del Pd — che ai Comuni garantisce 800 milioni di euro. I soldi vengono in parte dal fondo per i rimborsi fiscali alle aziende e in parte, 300 milioni, saranno girati dalle Regioni. La fetta più grande andrà ai sindaci della Sicilia, 171 milioni, seguiti da quelli della Lombardia, 83 milioni, e della Sardegna, 82. Graziano Delrio — presidente dell’Associazione dei Comuni — dice che i «soldi saranno utilizzati per pagare le imprese e quindi per i nostri bilanci non cambia nulla». Ieri a protestare sono state di nuovo le Province che hanno parlato di rischio mobilità per i loro dipendenti ma si sono pure beccate il rimprovero del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo: «Il loro allarme sulla riapertura delle scuole a settembre mi aveva preoccupato. Poi ho scoperto che non era vero». Parole che non sono andate giù all’Unione delle Province: «Dispiace che ci voglia attaccare». Tra gli altri capitoli sensibili c’erano i medicinali. Nel giorno dello sciopero delle farmacie con un’adesione all’85%, viene confermata l’idea di spalmare il sacrificio tra industrie, grossisti e farmacisti. Mentre per la giustizia arriva un nuovo taglio di 5 milioni di euro per le intercettazioni telefoniche: i soldi risparmiati saranno destinati all’attività degli uffici giudiziari che così dovranno fare tagli per 30 milioni e non più per 35. I lavori vanno a rilento e il dibattito in Aula è stato rinviato a oggi.
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