IL SOGNO SOVVERSIVO CONTRO I GIRI DI VITE

by Editore | 10 Luglio 2012 8:59

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Anch’io al posto di Putin mi sarei imbestialito! Non siete stati sulla piazza Bolotnaja o sulla prospettiva Sakharov? Non avete sentito come i leader dell’opposizione lo hanno denigrato? E quella folla di centomila moscoviti che scandivano: «La Russia senza Putin!» e ancora: «Putin, vai a Magadan!»? Per loro non bastava mandarlo a casa, avrebbero voluto spedirlo a Magadan, nei terribili luoghi dei lager staliniani. E che striscioni, che slogan canzonatori, pieni di ironia e sberleffi! E tutto ciò si è svolto nelle immediate vicinanze del Cremlino! Putin è stato messo alla berlina davanti all’intero paese, al mondo intero! Davvero, non vorrei trovarmi al suo posto. 
E adesso tutti si meravigliano che egli si sia offeso e abbia deciso di riportare l’ordine e il rigore. Ha chiamato in aiuto la polizia, gli inquirenti. Anche al primo giudice istruttore della Russia, Bastrykin, i nervi hanno ceduto: si dice che qualche giorno fa abbia minacciato il giornalista dell’opposizione Sokolov di tagliargli la testa e le gambe. Ma poi, a quanto pare, i due si sono riappacificati… Come poteva non offendersi Putin? Dal suo punto di vista, negli ultimi dieci anni ha sempre agito nel modo giusto: ha costruito la verticale del potere, ha rafforzato il paese, se l’è sbrigata con la Cecenia, e ha fatto molte altre buone cose. Quando è salito al seggio presidenziale per la terza volta ha pianto lacrime di gioia, ma ben pochi hanno pianto di gioia oltre a lui. La base del suo consenso si è terribilmente ristretta. Il partito al potere, Russia Unita, lo ha deluso: vi si sono insinuate troppa furfanteria e troppa corruzione. Anche Medvedev, a dire il vero, lo ha un po’ tradito: ha permesso ai sentimenti di protesta di rafforzarsi. I nazionalisti con cui Putin simpatizzava si sono messi in combutta con i liberali, e adesso vanno insieme alle manifestazioni. Gli sono rimasti amici i vertici delle forze armate e delle forze dell’ordine. Non solo loro, naturalmente. C’è ancora chi gli fornisce un sostegno ideologico: quanti si sono arricchiti durante l’era putiniana, con tutti i mezzi leciti e illeciti. Fate un giro per i sobborghi di Mosca: in nessun altro paese al mondo ci sono tanti palazzi lussuosi e ville appena costruite. Soldi rubati. Pensate forse che i proprietari restituiranno questi palazzi? 
Il potere ha sferrato il suo colpo, e che colpo! Perquisizioni, arresti, intimidazioni. Le perquisizioni hanno toccato i più noti leader dell’opposizione. Ma esiste forse un’alternativa? L’opposizione parla apertamente di una rivoluzione pacifica. Come può finire una rivoluzione del genere? Con perquisizioni, condanne, intimidazioni. Come si può dialogare con una simile opposizione? Sarebbe solo un segnale di debolezza. Da entrambe le parti c’è stata un’esasperazione in senso radicale. 
Non c’è nulla di sorprendente nel fatto che il nuovo Putin abbia deciso di instaurare un regime conservatore e repressivo. Per il mio paese è una cosa normale. Lo zarismo ha sempre perseguitato l’opposizione liberale. Il potere sovietico liquidò fisicamente l’opposizione. Il 1937 fu l’anno della verità : divenne chiaro che per tenere in vita il potere comunista si doveva instaurare il terrore globale. Solo in una situazione del genere poteva nascere lo stalinismo. 
Nel nostro paese da cent’anni a questa parte ogni anno è fatidico. O è la vigilia di una rivoluzione o la rivoluzione che scoppia; ora il terrore, ora una guerra. Paragonare la situazione attuale al grande terrore del 1937 è sbagliato. Stalin aveva il controllo assoluto del potere e uccideva la gente in nome del futuro del paese. Non c’era nessun movimento di protesta per le strade: la protesta era solo nell’anima della gente, ma in quel periodo anche il concetto di anima era stato abolito. 
La situazione odierna ricorda il regime zarista alla vigilia della prima rivoluzione russa del 1905. Non a caso sulla piazza Bolotnaja la gente gridava: «Abbasso l’autocrazia!». Nel 1905 l’offeso Nicola II, dopo aver concesso la Costituzione, cercò di schiacciare i rivoluzionari che sputavano sul regalo che egli aveva fatto loro. Putin negli ultimi dieci anni ha avuto un potere non minore di quello degli zar, e pensava di essere uno zar benvoluto. D’improvviso tutto è cambiato. Putin è diventato sgradito. Maledette elezioni democratiche! Le proteste contro i brogli hanno attraversato tutta la Russia. È uno strazio guardare il presidente, ha cambiato faccia. Putin crede davvero a ciò che dice? È di nuovo il momento della verità : da buon agente segreto, dice solo ciò che gli conviene, e nient’altro. Ormai non si capisce più cosa gli convenga e cosa no. Non può più fermare i sentimenti di protesta che lo hanno sconsacrato. La società  sta precipitando verso una rivoluzione. Se Putin avesse abbandonato la politica nel 2004 sarebbe passato alla storia come una figura controversa di leader inflessibile; ma adesso non sarà  facile per lui recuperare la propria immagine. Potrà  distruggere i suoi oppositori, ma anche nelle tenebre del regime continueranno a risplendere come lucciole nel buio. A differenza degli zar e dei comunisti, il potere nella Russia di oggi non ha un’ideologia ben chiara e definita in nome della quale si possa mettere lo stato al di sopra della popolazione. Non basta far leva su nazionalisti e patrioti e appoggiarsi alla chiesa è un’illusione teocratica. 
Io sogno la rivoluzione, ma non la voglio. Andrebbe già  bene poter vivere in un paese normale, in cui si svolgano elezioni regolari, e avere una polizia dal volto semi-umano. A quanto pare, finora tutto ciò non ce lo siamo meritato. Ma la Russia non ha mai meritato nemmeno le angherie del potere, né le continue sfide lanciate alla società , o questi rabbiosi giri di vite. Eppure, le angherie continuano.

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