Il ritorno di Arezzo Wave

by Editore | 1 Luglio 2012 15:45

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Arezzo Wave torna a casa e si riprende la città . Dopo cinque anni di esilio forzato (Livorno, Lecce, Firenze) il festival musicale italiano più famoso all’estero rimette piede nella città  del Petrarca e conferma la sua formula a tutto tondo. Una valanga di musica gratuita, ma anche teatro, letteratura, fumetti, danza, arte e nuove arti, elettronica, spazio bambini, nuova sezione dedicata alla spiritualità  e concerto a sorpresa domenica all’alba. Ricca di personalità  nella sua storia culturale, Arezzo, l’antica Arretium , ha dato i natali al Petrarca, al pittore, architetto e storico dell’arte Giorgio Vasari, al poeta e drammaturgo Pietro l’Aretino. Ed è stata la città  adottiva di Guido Monaco, celebre teorico della musica, considerato l’ideatore della moderna notazione. Insomma, la scala musicale è nata in questi luoghi. Tuttavia, nonostante questo retroterra il rapporto tra la città  e il suo festival non è stato sempre rose e fiori. Da quando, sul finire degli anni Novanta, la destra si impadronì (fino al 2006) di una città , per cinquant’anni roccaforte rossa, in una provincia medaglia d’oro della Resistenza, sono iniziati screzi e incomprensioni. Il Comune ha dapprima dimezzato i fondi. Poi ha dato il là  ad una costante opera di denigrazione («un festival dove ci si va solo per drogarsi») che ha costretto l’organizzazione all’esilio. Sebbene il cuore pulsante sia sempre rimasto qui ad Arezzo, a cominciare da Radio Wave, emittente di controinformazione e media point della manifestazione. Se da un lato i partner istituzionali dell’evento sono vaghi sul trasferimento («è stato dettato perlopiù da un problema di bilanci e di risorse economiche e in minor parte da un’opposizione reazionaria e conservatrice che ci sarà  sempre in qualsiasi scenario politico» dichiara l’assessore alla Cultura in una giunta di centrosinistra, Pasquale Macrì), Mauro Valenti, fondatore e ideatore del festival, rivendica l’autonomia dalla politica di un evento che riecheggia i raduni musicali degli anni Settanta. «Prediamo atto che non siamo una cosa che può piacere a tutti. Molta gente ha sempre visto il festival come il male assoluto, i politici ad esempio, perché non gli abbiamo mai permesso di sfilare o di usarci per dimostrare il loro potere. Il Pdl ad Arezzo trova in noi l’unico motivo di esistenza, le uniche cose che fanno sono gli attacchi ad Arezzo Wave», ci spiega. Woodstock e Psichiatria Democratica Fin dagli inizi l’evento si è imposto come festival incentrato principalmente sulla musica rock alternativa e il format è rimasto abbastanza simile negli anni. Una cosa è certa: Arezzo Wave ha avuto un impatto fortissimo sulla scena culturale italiana. «Per noi è simile al mitico Woodstock, una fiera di arte e musica, dove non si va per vedere il concerto del numero 1 in classifica. Il festival è sempre stato un elemento di promozione della città  di Arezzo e di orgoglio per le tante persone che lo amavano. Credo che siano due gli eventi che hanno portato il nome di Arezzo in giro per il mondo: negli anni Settanta ci fu Psichiatria Democratica, l’esperienza rivoluzionaria di Pirella e Basaglia che tra Trieste, Gorizia e Arezzo dette la libertà  agli oppressi e ai malati di mente (come venivano chiamati). Poi nel 1987 venne Arezzo Wave che ha saputo negli anni creare un forte senso di appartenenza», sostiene Valenti. L’organizzazione nel 2006 decise di lasciare la città  perché non c’era più la condivisione di un progetto e una mancanza di sintonia con il Comune: «A un certo punto sentivamo di non essere più accettati, di essere diventati quasi un peso… Era arrivato il momento di abbandonare». In questi anni in trasferta la fondazione Arezzo Wave è rimasta attiva in città  con i concorsi e con «Aspettando Italia Wave» in giro per le scuole, portando tanti gruppi aretini al festival. «La sede della nostra Fondazione è sempre rimasta in città , qui infatti si sono sempre tenute tutte le riunioni con i responsabili regionali di Italia Wave. Insomma il legame non si è mai interrotto grazie anche a Radio Wave». Nomi sconosciuti da godere Il territorio, spaccato tra desiderio del ritorno della manifestazione e paura del “degrado” (secondo i detrattori che può portare il campeggio e il popolo festivaliero, aspetta l’inizio della kermesse. Valenti ha buone aspettative: «Lo slogan di questa edizione “Nuovi accordi contro la crisi”, vuol dire prima di tutto che devi credere in noi, venire al festival prima delle 20 e goderti quei nomi per ora sconosciuti, ma che almeno risveglieranno la tua curiosità . Mi aspetto questa voglia di curiosità , che la gente torni ad essere curiosa, che apprezzi il nostro “accordo”. Sarà  un festival multiculturale». In una città  alle prese con crisi sociale (in estrema sofferenza il settore orafo) e crisi politica (il sindaco Giuseppe Fanfani, nipote di Amintore, del Pd ha appena rotto con la sua maggioranza e si intravede lo spettro di elezioni anticipate) saranno quattro giorni (dal 12 al 15 luglio) densi di appuntamenti: dallo Stadio comunale ai luoghi più belli del centro storico, fino al parco sull’Arno che ospiterà  un evento speciale con Giovanni Lindo Ferretti. Il cartellone è fittissimo, quasi tutto a ingresso gratuito: nuove proposte dall’Europa e il meglio dell’Italia che suona, dalle nuove leve ad artisti già  consolidati. Ci saranno Caparezza e Yann Tiersen, Crookers e Bandabardò, Malika Ayane e Nina Zilli, Fuel Fandango e il Teatro degli Orrori, Assalti Frontali e Don Pasta, Don Andrea Gallo e Dori Ghezzi, i fumetti di Diabolik, la danza di Sosta Palmizi, il cinema di John Belushi, canti sufi, una corsa all’alba e un mandala della pace. Tutto è pronto per cominciare. Bentornata ad Arezzo, Arezzo Wave.

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