Il Professore ritrova l’ex rivale Gates Il loro duello cambiò volto al mercato
MILANO — «Ma l’Italia avrà la capacità di continuare a essere virtuosa e di dare seguito alle riforme?». La prima domanda a Mario Monti dalla platea di imprenditori, miliardari, signori dei media e dell’hi tech che ha partecipato ieri alla «Allen & co. Sun Valley conference» proviene da una «vecchia conoscenza» del premier: Bill Gates, il fondatore di Microsoft. Chissà in quanti avranno ricordato in quel momento la «storica» sfida partita nel 1998 fra Monti, allora numero uno dell’Antitrust europeo, e il «super-monopolista» del software. Conclusa nel 2004 con una maximulta da 497 milioni di euro per «abuso di posizione dominante» inflitta al gigante americano. Che non si è dato per vinto e, quattro anni dopo, è stato ri-colpito per lo stesso motivo da Bruxelles con una stangata da altri 900 milioni.
Secondo il racconto dell’imprenditore Gianfranco Zoppas, che ha riferito l’episodio (l’incontro è riservato, rigorosamente a porte chiuse), Monti ha risposto con un paragone fra Stati Uniti e Ue: il problema è la capacità di esprimere una leadership comune. Nessun cenno ai fatti del passato. Come invece il premier non ha mancato di fare nell’incontro privato, il primo dalla multa, che si è svolto sette mesi fa a Roma: «Come forse saprai, sono stato per dieci anni Commissario europeo alla concorrenza», ha esordito Monti sorridendo. E Bill Gates ha risposto con un’aperta risata: «I do remember…».
Già , nonostante il cambio di ruolo di Monti e l’impegno quasi sovrastante oggi di Gates nella Bill&Melinda Gates foundation, come potrebbe essere diversamente? La maximulta non solo ha contribuito a cambiare il volto di un mercato nuovo che allora aveva un unico vero protagonista, la Microsoft appunto, che di tutto faceva per confermare il dominio incontrastato. Ma ha anche fatto emergere un «potere forte», come lo ha definito lo stesso Monti, cioè l’Europa. «Mi domando dove esista un potere forte come Microsoft, appoggiato da Bush», ha detto Monti nel 2007 quando Bill Gates ha accettato di adeguarsi ai «rimedi» imposti tre anni prima dalla Commissione europea. «Allora», ha aggiunto, «la Ue è un potere fortissimo».
La sfida, che al premier ha fra l’altro guadagnato l’anno scorso il privilegio di essere il primo non americano a ricevere l’Antitrust achievement award, premio assegnato ogni anno dall’American antitrust institute, è cominciata il 14 dicembre del ’98 nel modo più «classico»: cioè con un camion. Che si ferma in Avenue Cortenbergh a Bruxelles e scarica le scatole che contengono carte e faldoni del ricorso di Sun Microsystem alla Commissione europea contro il gigante Microsoft. Una causa che ha un significato molto particolare perché si svolge appunto in un «mondo nuovo», così tanto presente ieri a Sun Valley.
La «piccola» Sun dipendeva dall’accesso dei suoi server a Windows, è il paragone fatto allora dai suoi avvocati, «come una compagnia ferroviaria dall’unico ponte sul fiume, che però resta chiuso». Immagine che racconta un passaggio da storia dell’industria. Microsoft tenta un accordo: impegni più incisivi con la Ue di quelli ottenuti dal dipartimento di Giustizia Usa in cambio del ritiro dell’azione antitrust. Monti non ci sta e ne spiegherà successivamente, dopo la conferma della sanzione, il motivo: «Occorreva fissare un precedente, stabilire una certezza giuridica su cosa vuol dire abuso di posizione dominante nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione». E la sconfitta di Microsoft è senza precedenti e tuttavia crea un prezioso precedente nel mondo sempre più virtuale ma non per questo meno «dominante» dell’hi tech. Lo dimostrerà lo stesso Bill Gates quando si ritroverà di fronte alla seconda maximulta per non aver rispettato gli impegni presi.
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