Il presidente delle telenovelas il Messico sceglie Peà±a Nieto per fermare la mattanza dei narcos

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Il primo cadavere del giorno dopo le elezioni messicane è quello di uno stagista americano trovato morto nel vano dell’ascensore dell’edificio dove risiedeva. Armando Montano, 22 anni, originario del Colorado, lavorava come praticante da alcune settimane presso l’agenzia a Città  del Messico ed aveva seguito le indagini sul recente scontro a fuoco avvenuto nell’aeroporto della capitale tra narcos e agenti federali. Con ogni probabilità  un’altra vittima della guerra ai narcos mentre si finiscono di contare i voti delle elezioni presidenziali di domenica scorsa vinte dal candidato del Partito rivoluzionario istituzionale. Quando mancano meno del 10 percento delle schede da scrutinare Enrique Peà±a Nieto (Pri) vanta un solido vantaggio (38% contro il 32%) su Andrés Manuel Lopez Obrador (Prd) mentre la candidata del partito di governo uscente, Josefina Vazquez Mota (Pan), è al 25%.
La vittoria, con maggioranza relativa, di Peà±a Nieto è stata subito riconosciuta dal presidente uscente, Felipe Calderòn, ma non dal suo principale avversario, Lopez Obrador, che già  sei anni fa perse (allora fu appena lo 0,5% la differenza tra il primo e il secondo), denunciò brogli e si rifiutò per mesi di accettare la sconfitta.
Telegenico e donnaiolo Enrique Peà±a Nieto ha promesso ai messicani un governo pragmatico e capace di ottenere risultati in economia e nella guerra contro il crimine organizzato costata fino ad oggi al Messico oltre 50mila morti (e migliaia di desaparecidos) negli ultimi sei anni. Secondo la maggior parte degli analisti ci sono due ragioni importanti dietro il successo di Peà±a Nieto, che rappresenta il ritorno al potere dopo 12 anni del Pri, partito che dominò il paese per settant’anni fino al Duemila. La prima va ricercata nell’alleanza del candidato, che ha sposato in seconde nozze una popolarissima attrice di telenovelas,
con il potente network tv Televisa che per mesi ha mandato in onda una forsennata campagna pubblicitaria, quella che ha provocato la rivolta degli studenti universitari nelle ultime settimane prima del voto. Mentre la seconda ha a che fare con la nostalgia dei messicani per il partito-Stato che per molto tempo riuscì a mantenere la pace anche con i cartelli dei narcotrafficanti. Per fugare i sospetti di una strategia molto più morbida contro la criminalità  organizzata il neo presidente ha chiamato come consulente il generale colombiano Oscar Narajo, famoso per la guerra vinta contro Pablo Escobar.
Completamente diversa la situazione nel Distretto Federale di Città  del Messico dove il candidato della sinistra (Prd), l’ex procuratore generale Miguel Angel Mancera, ha stravinto con oltre il 60 percento dei voti.


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