Il Cacciatore di manoscritti

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PARIGI – «In un’epoca dominata da tweet e sms, le lettere scritte a mano trasmettono emozioni vere, rivelando l’intimità  di coloro che le hanno redatte. Nella calligrafia restano inscritte la vita e la storia concrete. Per questo, di fronte a una lettera scritta di pugno da Napoleone o da Flaubert, continuiamo a restare affascinati ». Per Gérard Lhéritier la passione per le lettere e i manoscritti è diventata un mestiere. In quasi trent’anni d’attività , l’esuberante sessantaquattrenne è riuscito a riunire l’impressionante fondo conservato al Musée des Lettres et Manuscrits, il museo che ha aperto nel 2004 a Parigi. Ottantamila documenti (di cui millecinquecento esposti a rotazione) dal Medioevo ai giorni nostri: epistole di artisti e uomini politici, spartiti di musicisti e mano-scritti di scrittori, senza dimenticare i calcoli degli scienziati e gli storyboard dei cineasti. Tra i tanti tesori di questa istituzione unica nel suo genere, che dall’anno scorso ha anche una succursale a Bruxelles, è possibile ammirare la Charte de Corbie dell’anno 825, con le firme di Lotario e Ludovico il Pio, come pure un piccolo delizioso libro scritto da Charlotte Brontà« a quattordici anni, la lettera firmata da Eisenhower che annuncia l’armistizio del 17 maggio 1945 ma anche il manoscritto del Manifesto del Surrealismo di Breton. E poi lettere di Proust e Van Gogh, manoscritti di Céline e taccuini di Balzac, spartiti originali di Mozart, Beethoven e Schumann. Insomma, un patrimonio ricchissimo, cui si aggiungono regolarmente le esposizioni temporanee. In questo momento è in corso una mostra intitolata “Sulla strada”, nella quale è esposto il famoso rotolo di carta lungo trentasei metri e mezzo su cui Jack Kerouac scrisse il suo celebre romanzo. Nulla predisponeva Lhéritier, autodidatta di origini modeste, al fascino dell’autografo. Accadde a metà  degli anni Ottanta quando, dopo un passaggio nell’esercito e un primo impiego nel mondo delle assicurazioni, mentre cerca francobolli per la collezione del figlio, nella vetrina di un filatelista a Parigi vede una lettera con la dicitura “par ballon monté”. Era una di quelle lettere che, durante l’assedio del 1870, i parigini affidavano a piccole mongolfiere in grado di scavalcare le linee prussiane: «Quella lettera volata nel cielo mi colpì moltissimo. Iniziai allora a interessarmi alla sua storia, scoprendo che in quel periodo furono fatte sessantasette spedizioni “par ballon monté”. E siccome nella Parigi assediata vivevano artisti celebri come Victor Hugo, Georges Bizet o Edouard Manet, mi sono messo a cercare le loro lettere spedite con quel mezzo». In pochi anni Lhéritier diventa uno specialista della questione, a cui ha dedicato anche un libro, Les ballons de la liberté
(Plon, 1995), scoprendo tra l’altro l’esistenza delle lettere “par boule de Moulins”, dal nome della cittadina di Moulins sur Allier, dove la corrispondenza destinata alla Parigi assediata dai prussiani veniva rinchiusa all’interno di palle di zinco saldate e gettate nella Senna a cento chilometri dalla città . Rotolando sul fondo spinti dalla corrente, gli originali contenitori raggiungevano la capitale, dove venivano recuperate per mezzo di reti.
«Interessandomi a questi curiosi mezzi di corrispondenza della fine dell’Ottocento, ho iniziato a cercare lettere di quel periodo, allargando poi le mie ricerche anche ad altre epoche, ma sempre cercando il documento raro, il foglio di carta eccezionale che contiene in sé un pezzo di storia». Intanto si mette a frequentare assiduamente fiere e mercati di anticaglie, antiquari e collezionisti alla ricerca di manoscritti d’ogni tipo: «A quei tempi però non esisteva un vero e proprio mercato della corrispondenza d’epoca. Solo più tardi le case d’aste hanno iniziato a interessarsi alle lettere e ai manoscritti di autori celebri. La svolta è avvenuta all’inizio del decennio scorso, quando la Magna Cartha d’Inghilterra è stata venduta all’asta per ventuno milioni di dollari. Nello stesso periodo il manoscritto del Viaggio al termine della notte di Céline è stato ceduto per un milione e ottocentomila euro».
Lhéritier è un cacciatore di mano-scritti che lavora soprattutto al di fuori delle aste. A volte segue la pista di un documento per anni. Qualche anno fa, ha ritrovato negli Stati Uniti un manoscritto fondamentale della storia della fisica moderna: cinquantasei pagine sulla relatività  generale scritte da Albert Einstein insieme al matematico italiano Michele Basso, che oggi presenta come uno dei documenti più importanti del museo: «Negli Stati Uniti sono anche riuscito a ritrovare quello che è considerato il testamento politico di Luigi XVI, scritto prima della fuga a Varenne. Di questo testo di sedici pagine dal valore storico eccezionale si erano perse le tracce da moltissimo tempo. Dopo averlo inseguito in diversi paesi, ho saputo che era finito dall’altra parte dell’Atlantico dove, dopo lunghissime discussioni, ho convinto il collezionista che lo possedeva a vendermelo. Altre volte invece l’illusione del tesoro a portata di mano si trasforma in cocente delusione, specie a causa dei molti falsi in circolazione», spiega uno a cui sono state proposte diverse lettere di Molière o La Fontaine che in realtà  erano solo abili copie: «In passato, alcuni falsari bravissimi, come il celebre Denis Vrain-Lucas, hanno fatto imitazioni perfette che sono ancora in circolazione».
Come tutti i collezionisti, anche Lhéritier ha le sue ossessioni. Da molto tempo insegue senza successo una lettera di Leonardo da Vinci, invidiando moltissimo Bill Gates che ha potuto comprarsi il famoso Codex Leicester. Da anni sta anche dando la caccia a una lettera di Giovanna d’Arco: «So che ne esiste una nelle mani di un collezionista, il quale però per il momento non intende venderla. Negli anni Sessanta stava per essere messa all’asta ma De Gaulle la bloccò». Un altro manoscritto che lo fa sognare è il rotolo di dodici metri sul quale il Marchese de Sade, prigioniero alla Bastiglia, scrisse
Le 120 giornate di Sodoma:
«È un documento che inseguo da anni. Oggi è proprietà  di un collezionista svizzero. In passato è stato rubato alla famiglia di Madame de Noailles da uno dei suoi cortigiani, che poi l’ha venduto a un libraio, il quale a sua volta l’ha ceduto a un collezionista privato».
La caccia al manoscritto richiede pazienza. E molto fiuto. «
Faire un chopin
è l’espressione con cui s’indica il colpo insperato », il documento raro dal valore inestimabile acquistato per pochi euro. «Nei mercatini di anticaglie, mi è capitato di trovare alcune lettere eccezionali
di Sainte Beuve o Leconte de Lisle. Un’altra volta, per 5 euro, ho comprato una raccolta di vecchie lettere, tra le quali una era della contessa Maria Walewska, l’amante polacca di Napoleone. All’inizio pensavo che fosse un falso, oggi vale una fortuna». Qualche anno dopo, per 150 euro, ha comprato da un rigattiere un pacco di documenti tra cui ha trovato un manoscritto di otto pagine di Saint Exupery: «Oggi vale 250mila euro». Colpi fortunati, che hanno contribuito ad arricchire il patrimonio del Musée des Lettres et Manu-scrits, che per altro si appoggia su una rete di quindicimila soci, senza il cui contributo finanziario certe acquisizioni sarebbero impossibili. «I mano-scritti sono sempre più cari», conclude Lhéritier, che di recente ha visto un testo cinese valutato 350mila euro finire aggiudicato per 7 milioni e mezzo: «I collezionisti dei paesi emergenti che vogliono comprare a ogni costo fanno aumentare le quotazioni. La domanda cresce mentre l’offerta è limitata, e i documenti eccezionali sono sempre più rari. Ma ovviamente ciò significa che la caccia al tesoro è sempre più appassionante ».


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