by Editore | 3 Luglio 2012 7:49
Così in questi sei mesi sono stati già 570 mila i pensionati che hanno provveduto a scegliere la modalità di accredito. Ne sono rimasti trentamila che, nonostante le comunicazioni inviate dall’Inps e la sensibilizzazione delle Poste, non si sono ancora adeguati e hanno continuato a riscuotere la pensione «cash» allo sportello. Il numero è stato dato ieri dal presidente dell’Istituto Antonio Mastrapasqua. Che cosa succederà d’ora in poi? Per un periodo transitorio di tre mesi, e cioè fino al 30 settembre, le pensioni in questione saranno «parcheggiate» senza oneri su un conto corrente di servizio infruttifero aperto da Poste Italiane o dalla banca che svolgeva il ruolo di ufficio pagatore e, una volta aperto il conto o il libretto, i soldi saranno trasferiti senza spese. Sempre in questo periodo transitorio di tre mesi, il pensionato può decidere di ricevere la rata con un assegno vidimato «non trasferibile». In questo caso dovrà indicare la scelta «pagamento con assegno vidimato» e l’indirizzo postale a cui ricevere l’assegno, che sarà inviato in raccomandata. Soltanto per i prossimi tre mesi, però. Dal primo ottobre il conto corrente diventerà obbligatorio e i 30 mila pensionati senza conto correrebbero il rischio di restare senza assegno. Le pensioni non saranno infatti più accreditabili, saranno sospese e torneranno al mittente, cioè all’Inps, che le conserverà fino a quando non sarà aperto un deposito. Una sanzione forse troppo forte per i pensionati che non si sono messi in regola. Toccherà a questo punto al Tesoro vigilare che le banche, alle prese con difficoltà di bilancio, rispettino gli impegni presi in aprile. Conti che non dovranno avere costi per chi li apre. Dal momento che l’apertura non è stata volontaria ma obbligatoria per legge.
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