by Editore | 24 Luglio 2012 8:26
MADRID — Felipe Gonzà¡lez è preoccupato e arrabbiato. Crede che si sia superato un limite e che Mariano Rajoy abbia il dovere di convocare un grande accordo nazionale. Afferma che gli errori spagnoli cominciarono nel 1998, ma ammette che i governi di Rodràguez Zapatero non corressero quegli errori, ma gettarono anzi benzina sul fuoco. Crede che l’esecutivo e la dinamica attuale stiano portando il paese alla rovina e si ribella contro questa possibilità . «Andiamo alla deriva come spagnoli e come europei ».
Come siamo arrivati a questo punto?
«La signora Merkel afferma che stiamo pagando dieci anni di errori in una politica economica basata su un’immensa bolla immobiliare. Ora che le diamo torto su tutto, dobbiamo dire che sì, ha ragione. Si riferisce ai 10 anni che precedettero il 2008, l’anno in cui esplose il sistema finanziario mondiale e in Spagna, più specificamente, quella bolla immobiliare. Dunque, visto dalla prospettiva spagnola, la galoppata iniziò con la legge sulla liberalizzazione dei terreni, che si mise in movimento con il banale argomento che quanto più grande è l’offerta di terreni, più basso sarà il loro prezzo, come se i mercati fossero razionali. La realtà è che i terreni sono diventati sempre più cari, che abbiamo costruito una quantità di metri quadrati tre o quattro volte superiore alla domanda e che abbiamo fomentato le corruttele. Errori che non sono stati corretti dai due governi Zapatero: dal 2004 in poi è stata gettata benzina sul fuoco.
Si sarebbe potuta correggere questa deriva spagnola con una politica europea diversa?
«Si sarebbe almeno evitata questa situazione drammatica in cui si trovano, indubbiamente, la Spagna e l’Italia, e per estensione l’unione monetaria. La correzione totale ha le sue difficoltà . Se guardiamo gli Stati Uniti, vediamo che una sola moneta con politiche economiche diverse ha portato a una terribile esplosione alla fine del secolo XIX, e questo provocò la creazione della Federal Reserve. Oggi, la California è uno Stato che non può pareggiare i suoi bilanci. Ma come finanzia il suo debito? Tramite la Federal Reserve, e a un tasso d’interesse negativo. Ovviamente, dovranno fare una ristrutturazione seria, ma la Federal Reserve impedisce che la speculazione rovini la California, così come lo impedisce in Florida. Non accade quello che accade qui, dove la Banca centrale europea non agisce come una banca centrale».
Non siamo nemmeno una federazione.
«Non siamo una federazione, né abbiamo una banca centrale che agisca come tale, insisto. La Spagna ha delle cifre di deficit e di debito inferiori a quelle della Gran Bretagna, eppure la Gran Bretagna si finanzia tramite la Banca d’Inghilterra con tassi d’interesse molto bassi e la Spagna si finanzia con tassi d’interesse insopportabili. Perché la BCE non agisce come una banca centrale, ma impedisce che le banche centrali nazionali agiscano come tali. È di nuovo una restrizione asimmetrica, perché favorisce enormemente paesi come la Germania e quelli che gli sono vicini, e allo stesso tempo mette in difficoltà altri. Quindi potremmo affermare che parlare di una sola moneta europea è quasi fantapolitica. C’è un solo euro con valutazioni completamente diverse da parte dei mercati. In California, il dollaro, indipendentemente dal debito della California, è uguale a quello di New York. Ad Alicante, l’euro è più caro che a Francoforte».
Che ci succede come europei?
«L’Europa ha un’enorme responsabilità nei confronti di se stessa e del proprio destino. È un errore ripetere che “la Spagna è troppo grande per lasciarla cadere, perché poi dietro verrà l’Italia e non so quale catastrofe con l’esplosione dell’euro”. Questa è una verità falsa. Se uno guarda la storia d’Europa del secolo XX, sappiamo che gli europei sono capaci di distruggere fisicamente l’Europa. Come vuoi che non siano capaci di distruggere l’euro! Dipende da quanto aumenterà la voce del nazionalismo non solidale! L’Europa ha attraversato due guerre mondiali. “Non oseranno mai distruggere l’Europa dell’euro”, dicono alcuni. Perché no? L’Europa si trova a un incrocio di tre strade su cui ho insistito molte volte. La prima strada è fare un big bang per rendere federale l’unione economica e fiscale, e dare inoltre una spina dorsale all’unione monetaria».
Ci sono altre due strade.
«Sì. La seconda strada è opposta alla prima: disfare quanto si è fatto dal punto di vista dell’unione monetaria e del mercato interno. La gente crede che anche se si scioglie l’unione monetaria si manterrà il mercato interno, o che si manterrà perfino Schengen. Io direi che non è probabile, tra l’altro perché chi sta attraversando questa gravissima crisi dovrà fare delle svalutazioni massicce per guadagnare competitività . La terza strada, e l’ipotesi più probabile, è trascinarsi nel fango: fare un piccolo passo in avanti e due piccoli passi indietro. E uscire da ogni Consiglio dicendo che ora abbiamo una rotta, che abbiamo preso delle decisioni, che ora i mercati si calmeranno. Continuare questa stupida discussione sul fatto che i mercati abbiano o no un comportamento razionale. È una grande stupidaggine. Perché parlano di razionalità ? Certo, se c’è una decisione della BCE, se per una volta fa da banca centrale e annuncia che “se lo spread supera i 200 punti di base, mi faccio carico del debito”, la festa speculativa è finita».
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