Grilli: una manovra-bis? Non serve

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ROMA — «Noi continuiamo sulla nostra strada così come l’abbiamo definita». Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli smentisce così l’ipotesi di una nuova manovra correttiva per contrastare i rischi di una tempesta d’agosto sui mercati. Ma con le sue parole non esclude l’eventualità  di una accelerazione delle misure già  messe in calendario, come per esempio l’attuazione del taglio delle agevolazioni contenute nella delega fiscale o il riordino, con razionalizzazione e sfoltimento per realizzare risparmi, degli incentivi alle imprese. Su questo fronte infatti sarebbe in dirittura d’arrivo il lavoro affidato dal governo a Francesco Giavazzi che ieri è andato a Palazzo Chigi per parlarne col premier Mario Monti e con il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera. 
Nessuna manovra in vista insomma, ma il governo vuole essere pronto a stringere i tempi per muoversi sulla strada già  disegnata, se ce ne fosse necessità . Magari per convincere una volta di più i partner europei, e i mercati, che l’Italia continua a fare la sua parte secondo gli impegni presi. Perché, come ha detto ancora Grilli, intervenendo in Parlamento, in un’audizione sulla ratifica italiana del Fiscal Compact e del nuovo Fondo europeo Esm, le risposte fornite dalla Ue in merito alla volontà  di affrontare la crisi con determinazione e volontà  di intenti, «non sono ancora pienamente soddisfacenti». 
Ma non è il pericolo di un riacutizzarsi delle tensioni su rendimenti e spread in agosto a preoccupare Grilli: «Abbiamo eliminato l’asta di metà  mese a medio e lungo termine, come abbiamo fatto per anni, perché sappiamo che agosto è sottile e volatile e che bisogna essere prudenti». Il ministro si è anche detto ottimista sulla pausa nella partenza del nuovo fondo permanente salva Stati (Esm) imposta dal rinvio del verdetto della Corte Costituzionale tedesca da cui dipende la ratifica della Germania. «Per gli interventi urgenti c’è il fondo temporaneo Efsf che ha funzionato finora» dice. Il ministro però non è d’accordo nel definire l’Esm un fondo salva Stati, anzi, dice, è proprio lì il nocciolo dei problemi che si stanno discutendo in Europa e che domani saranno al centro dell’incontro dell’Eurogruppo. L’Esm deve essere uno strumento «che vada al di là  dei salvataggi e agli aiuti dei Paesi con problemi di tenuta dei bilanci». Ci sono infatti «circostanze in cui l’instabilità  generale dei mercati dell’euro rende difficile l’ordinarietà  delle operazioni che sarebbero, invece, nella disponibilità  di certi Paesi come l’Italia». 
E quando si parla di scudo anti-spread bisogna «uscire dall’ottica della solidarietà  di tanti rispetto a uno ma solidarietà  di tutti per mantenere integri i mercati». Insomma è interesse generale che le cose tornino a funzionare: «I tassi di interesse sono dominati dall’evoluzione degli spread e la necessaria trasmissione delle politiche monetarie da parte della Bce diventa problematica». 
Grilli ha poi dettagliato lo sforzo finanziario dell’Italia, che con una quota del 17,9% è il terzo contributore dopo Germania e Francia, per il fondo: «È pari a 14,33 miliardi di euro di capitale da versare entro il 2014 (5,73 miliardi entro quest’anno) a cui si aggiungono 111,07 miliardi di capitale “a chiamata” da versare in caso di necessità ». L’incremento di debito dell’Italia dovuto ai programmi di aiuto in corso e ai versamenti Esm (escluso l’intervento per le banche spagnole) sarà  pari a circa 3 punti percentuali di Pil nel 2015. Intanto ieri i relatori di maggioranza al decreto sulle dismissioni hanno presentato un emendamento per autorizzare il Tesoro ad emettere titoli di Stato per finanziare il nuovo fondo.


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