Gavio: niente Opa su Impregilo
MILANO — Gavio presenta il piano industriale attraverso cui intende creare valore per Impregilo. Ma l’imprenditore di Tortona è pronto anche a fare l’azionista di minoranza, e in virtù del suo 29,9% si appresta a bloccare la fusione con Salini Group e tutte le altre operazioni che dovessero presentare un conflitto d’interessi tra Impregilo e il gruppo romano. «Se in assemblea dovessi andare sotto aspetterò – ha detto ieri Gavio – con questo mercato non mi sento di mettere 1 miliardo sul tavolo per lanciare l’Opa». E sono esclusi anche possibili accordi di altro tipo con Salini. «Se ci fosse stata la possibilità – ha detto l’imprenditore – l’avremmo già fatto. Non conosco Salini, gli ho stretto la mano all’ultima assemblea, ma abbiamo due stili di vita, mentalità e visioni del business completamente diverse». Oltre al management di Impregilo Gavio difende il modello di business basato sulle concessioni e sulle costruzioni, due attività sinergiche che consentono anche un migliore accesso al credito.
«Non esiste un’azienda che fa solo costruzioni – ha fatto notare Alberto Sacchi, ad di Auto To-Mi – che ha un giudizio investment grade. Non capisco come si possa coniugare insieme la vendita delle concessioni, il pagamento di maxi dividendi e un rating di Bbb». La pensa così anche il presidente di Auto To-Mi Gian Maria Gros Pietro che in risposta alle dichiarazioni rese da Claudio Costamagna (candidato alla presidenza per conto di Salini) ha precisato: «Impregilo non è un conglomerato fatto di partecipazioni frammentarie, ma è un gruppo industriale in grado di offrire al committente un servizio completo di costruzioni e concessioni ». Gavio ha investito in Impregilo nel 2005 e da allora la società tra rivalutazioni di asset (765 milioni solo relativamente a Ecorodovias) e maggior patrimonio (860 milioni) ha creato 232 milioni all’anno di valore. È vero però che la crescita delle attività del gruppo non si è riversata né sui corsi di Borsa, né sulla remunerazione dei soci (58 milioni di dividendi in sette anni). «Il sequestro preventivo su Acerra ci ha impedito di remunerare i soci fino ad oggi – ha precisato Sacchi – e la precedente situazione dell’azionariato di Igli non ci ha sempre permesso di valorizzare al meglio le attività di Impregilo». Ma chiuso lo stallo che si era creato con Benetton e Ligresti, Gavio vorrebbe cedere il 19% di Ecorodovias e restare azionista con una quota di minoranza per poter sviluppare importanti opere in Brasile. Il gruppo entro fine anno promuoverà 200 milioni di buy back e una volta cedute le attività carioca conta di completare il piano di riacquisto di azioni
proprie fino al massimo del 20% consentito per legge, oltre a pagare una cedola più ricca. Non è mancata la replica di Salini, che contesta il buy back definendolo un metodo obliquo del gruppo Gavio per rilevare «la maggioranza ed evitare di lanciare l’Opa». Il
gruppo romano ha inoltre minacciato azioni legali «dopo ripetuti tentativi da parte del gruppo Gavio» volte a «influenzare l’opinione degli investitori» attraverso «notizie prive di qualsiasi fondamento».
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