Fondi Comuni? Sì, Scegliendo Bene

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I fondi comuni sono l’equivalente finanziario del viaggio organizzato: un pacchetto tutto compreso, che ha il pregio di portare i risparmi là  dove da soli non potrebbero arrivare. Per eccesso di costi e di complicazioni burocratiche. E anche i limiti di questo genere di investimento assomigliano a quelli di un tour deludente, quando si scopre che il Paradiso promesso non c’era. O che la guida era incapace. 
Ma allora come fare a sceglierli per evitare brutte sorprese? 
In queste sette tabelline ci sono i nomi dei prodotti che hanno performato meglio della media e del mercato di riferimento dall’inizio di quest’anno, vale a dire nei sette mesi più complicati degli ultimi tempi. 
La scelta è caduta sulle categorie che hanno svolto un ruolo più «difensivo» perché lontane dall’epicentro della crisi – azioni ed obbligazioni americane, obbligazioni internazionali e dei Paesi emergenti -, ma anche sui prodotti azionari che investono sui listini europei (compresi quindi il Regno Unito, la Svizzera e l’area del Nord Europa fuori dalla zona dell’euro), sulle obbligazioni societarie dell’euro e sui bond governativi euro, quelli terribilmente lacerati dalla dicotomia tra Paesi forti e Paesi deboli.
I risultati? Nell’ordine del 7-9% per i primi classificati tra i fondi pieni di titoli di Stato dell’Unione monetaria e anche per quelli specializzati nei bond del Tesoro americano: un singolare pareggio, che nel caso dei prodotti che investono negli Stati Uniti è fatto per tre quarti (5% circa) di effetto valutario, cioè del rafforzamento della valuta Usa rispetto a quella europea. Un discorso che vale anche per Wall Street: il 22% realizzato dai migliori azionari americani combina il dollaro (quasi) forte, l’andamento del mercato e la perizia dei gestori che lo hanno surclassato, visto che l’S&P 500 da gennaio al 26 luglio è salito “solo” del 14%. Ma il 20% si poteva guadagnare anche puntando sui migliori gestori specializzati sui listini del Vecchio Continente, che in media sono saliti di poco meno del 6% fino ad oggi. Mentre puntando su prodotti affidati ad esperti dell’investimento incorporate bond, le obbligazioni delle aziende euro che da molti mesi vengono guardate dal mercato come alternativa all’investimento nei titoli di Stato sotto pressione, si poteva spuntare fino al 17% con i primi della classe e il 6-7% con la media di tutta la categoria. 
Numeri incoraggianti, che rappresentano la somma di due periodi opposti: uno relativamente sereno, compreso tra gennaio e marzo 2012, e uno molto difficile, andato in onda dalla primavera e fino ad oggi. Se prendessimo in media i risultati delle principali categorie di fondi tra il 30 giugno e il 30 novembre 2011, i sei mesi in cui la crisi del debito sovrano è esplosa in tutta la sua violenza, troveremmo per forza di cose una selva di segni meno (dal -0,61% degli azionari America fino al -21% di Piazza Affari, maglia nera della crisi) e pochissimi segni positivi: quelli dei bond internazionali, Usa e dei Paesi Emergenti.
Il fondo comune, un portafoglio che contiene decine di titoli, consente di moltiplicare al massimo e con spese accessibili i benefici della diversificazione, cioè della possibilità  di non concentrare le proprie scelte su pochi emittenti, alzando notevolmente la posta del rischio. Purtroppo non esistono metodi per scegliere i migliori. Il senno di poi, quello con cui vengono costruite tutte le tabelle di performance comprese queste, non può garantire che chi ha fatto bene in passato (meglio dei concorrenti e meglio del mercato) continui a farlo.
Se per il viaggio organizzato possono valere le testimonianze di chi torna felice, per i tour finanziari anche le esperienze positive di chi ha investito nel passato non possono essere prese come termine di paragone. E’ vero però che la capacità  delle case di investimento di rimanere costantemente in buona posizione nelle classifiche di rendimento e di distinguersi per un buon rapporto tra controllo del rischio e risultati, è un metodo che può aiutare a scegliere quello che fa per noi e a tenere lontane le delusioni. «Negli ultimi 12-18 mesi abbiamo notato una ricerca specifica della qualità  del gestore, con buoni afflussi sui prodotti caratterizzati da uno stile riconosciuto per specificità  e consistenza», spiega Simone Calamai, amministratore delegato di Fundstore, supermarket online con in vetrina oltre 4 mila fondi di 120 diverse case italiane e internazionali. In particolare, dice ancora Calamai, nel 2012 si è imposta la domanda di fondi non assimilabili alle categorie tradizionali, quei veicoli che rispondono alle nuove normative europee Ucits e che consentono al gestore di spaziare tra diversi asset, senza seguire un singolo mercato o un indice di riferimento.
Un altro modo per tentare di scavalcare la crisi. Sempre che la guida sia esperta e il pacchetto del viaggio adatto a chi lo compra. Acquistare in proprio (o farsi vendere) un fondo aggressivo se si sa già  che quei soldi tra pochi anni serviranno per altri scopi è come comprare un Safari avendo un’incontrollabile paura dei leoni. La delusione è quasi assicurata.


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