Fiducia su sviluppo e spending review Poi via agli altri tagli

by Editore | 23 Luglio 2012 5:48

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ROMA — Molto dipende da quello che succederà  oggi, con gli occhi di nuovo puntati sullo spread e sulle Borse per vedere se al «venerdì nero» seguirà  un lunedì altrettanto difficile. Ma, in ogni caso, il governo vuole finire tutti i «compiti a casa», cioè le riforme, prima di agosto. Non si tratta di andare in vacanza con la coscienza a posto ma di lanciare un altro segnale all’Europa e agli investitori prima del mese più a rischio per l’Italia e per l’euro, quando i mercati sono sottili, cioè con poche operazioni e quindi più instabili, più a rischio. Per questo l’obiettivo è far approvare definitivamente entro il 2 agosto i due decreti ancora in Parlamento: quello per lo sviluppo, nel quale sono state aggiunte anche le ultime modifiche alla riforma del lavoro, e soprattutto quello sulla spending review, con i tagli alla spesa pubblica, al quale sarà  agganciato, sotto forma di emendamento, anche il decreto sulle dismissioni. Scontato il ricorso alla fiducia, che fa cadere tutte le proposte di modifica presentate dai parlamentari accelerando il dibattito. Solo il bon ton istituzionale impedisce di annunciarla fin da ora e del resto in questi otto mesi di governo Monti è sempre andata così. Ma il 2 agosto non è l’unica data segnata sul calendario del governo. Perché, al di là  delle smentite ufficiali, già  il giorno dopo il Consiglio dei ministri potrebbe approvare il decreto d’agosto con nuovi tagli e risparmi.
Decreto d’agosto
Nel testo, ancora allo studio, ci sono i tagli alle agevolazioni fiscali, oggi sono 720, agli incentivi alle imprese, oltre alle le nuove regole sul finanziamento pubblico ai partiti e sui distacchi sindacali. Un pacchetto legato ai rapporti di Giuliano Amato e Francesco Giavazzi e al dossier del sottosegretario Vieri Ceriani che servirebbe a trovare i soldi per annullare definitivamente l’aumento dell’Iva, per ora solo rinviato al luglio del 2013. Se le cose andranno così, ci sarebbero pochi giorni per convertire il decreto senza tenere aperto il Parlamento anche a Ferragosto. Un modo per spingere i partiti a mandar giù una pillola amara, visto che per loro si parla di un taglio del 30% dei fondi. Ma che potrebbe avere un certo sostegno al di fuori del Parlamento poiché avrebbe l’obiettivo dichiarato di cancellare un nuovo salasso. Se pure questo decreto dovesse essere approvato, anche se in attesa della conversione in Parlamento, sui compiti a casa sarebbe davvero difficile chiedere di più. I meccanismi di difesa dell’euro non sono ancora operativi, sul fondo salva Stati la Corte costituzionale tedesca si pronuncerà  solo a metà  settembre. In attesa di quella decisione, per proteggersi, l’Italia ha annullato l’asta sui Btp prevista per il 14 agosto. E se il mese sottile dovesse essere davvero di fuoco almeno rassicura il ragionamento del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, che ha parlato di «euro irreversibile» e di una Bce pronta ad «agire senza tabù»
Spending review
Tra i «compiti a casa» è il decreto più importante e anche quello più difficile da chiudere entro i primi di agosto. Oggi riprende l’esame al Senato, in commissione Bilancio. Gli emendamenti depositati sono duemila e anche con la fiducia l’operazione non è semplice perché qualche cambiamento andrà  fatto. I due relatori della «strana maggioranza» — Gilberto Pichetto Fratin per il Pdl e Paolo Giaretta per il Pd — stanno lavorando ad un pacchetto di modifiche condivise. Ci dovrebbe essere più tempo per ridisegnare la mappa delle Province, i consigli delle autonomie locali dovrebbero avere non più 40 giorni, che scadono alla fine di agosto, ma forse 90. Saranno rafforzate ancora le misure che riguardano la Consip per gli acquisti della pubblica amministrazione. Ma non tutte le caselle sono ancora a posto. Il Pd vorrebbe limare i tagli alla ricerca, il Pdl rivedere le norme che hanno fatto protestare le industrie farmaceutiche. Ma non sarà  facile trovare una soluzione perché il governo non vuole che siano toccati i saldi, cioè il frutto totale dei tagli.
Dismissioni
Per accelerare i tempi il decreto sulla spending review ingloberà , sotto forma di emendamento, quello sulle dismissioni, che prevede tra le altre cose l’acquisto da parte della Cassa depositi e prestiti di Sace, Simest e Fintecna. Ma prima c’è da risolvere il problema delle società  in house, dopo che la Corte costituzionale ha bocciato le norme sulla privatizzazione previste dalla manovra Berlusconi dell’estate scorsa. E non è ancora chiaro quale sarà  la soluzione.
Sviluppo
Qui la strada è più semplice. Oggi il decreto arriva nell’Aula della Camera dopo l’ok in commissione di venerdì scorso. Nel testo sono state inserite anche le modifiche alla riforma del lavoro chieste da Pd e Pdl, e quindi anche il Parlamento ha tutto l’interesse a chiudere prima possibile. Ma dopo l’ok di Montecitorio bisogna passare al Senato, e per chiudere in tempi così stretti non resta che la fiducia.

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