Falchi tedeschi al contrattacco i liberali: denunciamo Draghi

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BERLINO — Denunciamo la Bce alla nostra Corte Costituzionale, tuonano alti dirigenti dei liberali (Fdp, partito al governo). Basta con le calunnie di Juncker contro la Germania, quel lussemburghese va cacciato in anticipo dalla guida dell’Eurogruppo, incalza la Csu bavarese, lo scomodo partito-fratello cristiano-conservatore della Cdu di Angela Merkel. Attenti a Mario Draghi, è sospetto di conflitto d’interessi, accusa perfino Spiegel online.
E poi aggiunge: Geithner mal cela gli interessi egoistici dell’America iperindebitata e della debole presidenza Obama al tramonto, quando viene da Schaeuble a esortare Germania ed Europa a fare di più contro la crisi. Insomma, scegliendo la solidarietà  europea, la cancelliera si trova ad affrontare una tempesta in casa. Il fuoco incrociato dei falchi euroscettici.
Il primo attacco è venuto da Joerg-Uwe Hahn, liberale, ministro degli Affari europei dello Stato dell’Assia. «I trattati europei permettono a uno Stato membro dell’Unione di ricorrere in giustizia contro la Banca centrale europea, è tempo di muoversi», ha detto al quotidiano liberalconservatore Die Welt.
«È tempo di rimettere in riga la Bce, di richiamarla all’ordine e ricordarle il suo compito istituzionale, cioè la difesa della stabilità  della moneta ». Attacco pesantissimo. Subito respinto dal governo: il potere federale non ha alcuna intenzione di rivolgersi alla Corte Costituzionale, né ad altre istanze giuridiche, contro la Bce. Il presidente della Bce non deve atteggiarsi a superman, scriveva a sorpresa la liberal Sueddeutsche Zeitung.
Molto più duro l’avvertimento della liberalconservatrice Frankfurter Allgemeine: l’addio all’euro sarebbe un dramma, ma a volte meglio una fine drammatica che non un dramma senza fine.
Poi è sceso in campo Horst Seehofer, governatore di Baviera (il più ricco e conservatore dei 16 Stati della Bundesrepublik). Sparando a zero sul premier lussemburghese e capo dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, per le sue accuse di domenica alla Germania. Roba indegna, dovrebbe vergognarsi, non merita di guidare l’Eurogruppo un minuto di più, ha detto Seehofer. Aggiungendo: «Le sue critiche sono di una sfrontatezza insuperabile, metto un grande punto interrogativo sulla sua permanenza alla guida dell’Eurogruppo». In serata, al fuoco incrociato si è nuovamente unito Spiegel online.
Sparando notizie di indagini interne nella Bce sul conto di Mario Draghi. Il quale — citiamo il sito del settimanale di Amburgo — «come membro per anni del Comitato dei Trenta (autorevole istituzione internazionale di grandi banchieri, ndr) e a causa del suo passato a Goldman Sachs, sarebbe sospettabile di conflitto d’interessi col suo ruolo attuale». L’ombudsman (controller in sostanza) della Bce, spiega Spiegel online, delibererà  sul caso in autunno. Una minaccia in più. Non solo contro Draghi, anche contro una Merkel europeista sempre più debole e contestata dai suoi elettori negli ultimi sondaggi. La partita per l’euro e l’Europa non è ancora vinta.


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