Eni, Snam vale un tesoretto da 18 miliardi

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MILANO â€” In via ufficiale, l’amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni continua a ripetere di averlo fatto controvoglia. E contro la storia della società , tanto da definire l’operazione non una vendita ma «una amputazione ». Alla fine, di averlo accettato soltanto perché è stata imposta per decreto del governo Monti. In verità , le cose non stanno proprio così e per Eni la cessione della controllata Snam (di cui controllava il 55%) è arrivata al momento giusto. Oltre ad aver portato in dote un tesoretto che vale 18 miliardi di euro.
Lo si è capito una volta di più nell’assemblea dei soci che ieri, di fatto, ha dato il via all’operazione che porterà  il gruppo di San Donato Milanese a uscire dall’orbita Eni. Gli azionisti, tecnicamente, hanno votato l’annullamento di oltre 370 milioni di azioni proprie, che consente a Cassa Depositi Prestiti (socio di controllo di Eni) di salire dall’attuale 26,37% al 29,06% e al Tesoro dal 3,93% al 4,34%. In questo modo, gli azionisti pubblici per tornare sotto il 30% – in modo da non far scattare l’Opa – possono vendere il 3,4%, così da trovare le risorse per pagare le azioni di Snam.
Un passaggio previsto e che consente a Eni di cominciare a farsi i conti in tasca: 3,5 miliardi arriveranno dalle cessione del 30% di Snam alla Cdp, altri 3 miliardi sono attesi per la vendita del restante 25%, 11 miliardi verranno deconsolidati dal debito essendo passati alla “nuova” Snam. Così, se Scaroni continua a ripetere che la cessione della società  che distribuisce il gas lungo la penisola è stata «dolorosa perché è un azienda che rappresenta la nostra storia», dall’altro può presentarsi agli azionisti con una società  «finanziariamente più solida». A valle dell’operazione Snam, nel 2013, Eni si ritroverà  con un debito ridotto dagli attuali 27-28 miliardi a 10 miliardi, con una leva finanziaria scesa dal 46 al 20 per cento.
Non solo. Eni è così uscita dal faro che la Ue ha puntato negli ultimi anni sulla prima delle società  italiane quotate in Borsa. Per Bruxelles il fatto che Snam fosse sotto il controllo di Eni impediva la libera concorrenza nel settore del gas. Non a caso ieri il commissario europeo all’Energia Gunther Oettinger – che si è incontrato a Roma con tutti i principali manager del settore si è «congratulato per la decisione di separare l’operatore e per le altre misure per una migliore gestione delle infrastrutture di stoccaggio del gas. Entrambe possono contribuire a ridurre i prezzi dell’energia per le industrie e i consumatori».
Per il momento, l’unica certezza è la diminuzione dell’indebitamento a carico di Eni. Il che permetterà  di invertire la tendenza che ha visto, negli ultimi quattro anni, gli investimenti in costante discesa: dai 18,3 miliardi
del 2008 ai 13,7 del 2011. Ora ci sono le possibilità  per spendere e sostenere lo sviluppo dei grandi giacimenti scoperti nelle ultime stagioni, dal Mozambico all’Indonesia e per sviluppare i nuovi campi nel mare del Nord e nell’Artico. Allo stesso modo, l’assemblea di Eni sempre ieri ha varato il nuovo piano di riacquisto di azioni proprie fino a 6 miliardi: serviranno a sostenere il titolo quando necessario, mantenendo così costante il dividendo.
Scaroni ha colto l’occasione dell’assemblea per tornare sulla promozione commerciale che vede il prezzo della benzina
scontato di 20 centesimi durante i fine settimana estivi: «È un successone e i concorrenti sono costretti a inseguirci e al netto di un fisiologico effetto di cannibalizzazione che frena le vendite nei giorni feriali, complessivamente la domanda è in crescita».


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