“È stato raggiunto il limite ora basta con i sacrifici”
ROMA — «Nei tagli alla Sanità non si può andare oltre, è stato raggiunto il limite». È la “linea del Piave” di Renato Balduzzi. Il ministro della Salute ha appena concluso l’incontro con le Regioni sulla spending review. Un incontro al calor bianco, con i “governatori” sulle barricate. E lei, ministro Balduzzi su cosa batterà i pugni nel governo?
«Ho detto che non è pensabile sia Roma a decidere quali piccoli ospedali vanno chiusi».
Alle Regioni non basta; sono al collasso sulla spesa sanitaria. L’incontro è finito a insulti?
«Non ci sono stati insulti. Abbiamo constatato che non c’è accordo, ma l’abbiamo fatto con garbo».
I piccoli ospedali si chiudono o no?
«È necessaria una riorganizzazione della rete ospedaliera, non c’è dubbio. Le Regioni sono invitate a farlo, in particolare quelle che — proprio per la mancata razionalizzazione — sono in piano di rientro (Piemonte, Puglia, Sicilia) e quelle in commissariamento (Lazio, Campania, Abruzzo, Molise, Calabria). Ma non sarebbe coerente con il riparto delle competenze tra Stato e Regioni se i tagli fossero decisi da Roma. Ne andrebbe di mezzo la serietà di una politica sanitaria. Una cosa così non può essere accettata. Lo dirò in consiglio dei ministri».
Con quante chance di successo?
«Mi auguro che gli argomenti siano ascoltati».
Tre miliardi di tagli in due anni, più quelli già decisi dalle finanziarie Tremonti: sono una botta da Ko alla Sanità .
«Non si deve parlare solo di tagli, perché la somma in meno per le Regioni significa una revisione e riqualificazione della spesa. Questo sarà chiaro dal primo gennaio 2013, quando saranno compiutamente disponibili i prezzi di riferimento di beni e servizi sanitari e dei dispositivi medici. E quindi ciascuna Asl verificherà meglio i propri scostamenti».
Tutto si può tagliare, ma con la salute non si scherza. La paura dei cittadini è la caduta della qualità delle prestazioni. E se per risparmiare si comprano protesi scadenti, ad esempio?
«Questo è ciò che va evitato. Ma confido nella capacità del sistema sanitario nel suo complesso. Ho aperto un confronto con le Regioni, specialmente con quelle che hanno già avviato processi di riqualificazione della spesa, e che dunque hanno più difficoltà a immaginare margini di risparmi. So bene che è una grande sfida».
Altra cosa che interessa i cittadini: dovremo pagare nuovi ticket sanitari?
«La manovra del luglio 2011 prevede dal primo gennaio 2014 nuovi ticket; io li considero non sostenibili. Sto cercando un meccanismo per evitarli».
Tornando alla spending review: i medici ospedalieri sono in agitazione; Farmindustria parla di 10 mila posti a rischio; il “governatore” della Puglia, Vendola minaccia la restituzione delle deleghe sanitarie perché non sarà più possibile erogare servizi. È una rivolta.
«L’intervento del governo a certe condizioni credo sia complessivamente sostenibile, almeno nel 2012. Certo ci vuole una riflessione sul servizio sanitario nazionale, accompagnata da una serie di leggi, da quella sulla responsabilità generale dei medici alla riforma della medicina generale, alla cosiddetta continuità assistenziale».
I tagli lineari sono giudicati “indigeribili” dalle Regioni.
«Lo sono in parte nel 2012, ma il prossimo anno non lo saranno più perché ci saranno i prezzi di riferimento. La linearità è legata all’emergenza dei risparmi anche per non fare aumentare l’Iva da ottobre. E anche la Sanità , voglio ricordare, paga l’Iva».
Però in definitiva i posti 16-18 mila posti letto negli ospedali vanno tagliati?
«Penso che la percentuale possa essere di 3,6 posti letto ogni mille abitanti, senza penalizzare i servizi ai cittadini ma razionalizzando. La spesa sanitaria era un cavallo imbizzarrito che è stato domato».
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