Dividendo da panico, 100 miliardi per Berlino

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BERLINO — Le Alpi non sono mai state così alte, finanziariamente parlando. Mentre ieri i rendimenti dei Btp a 10 anni viaggiavano ben oltre il 6%, il Tesoro tedesco — in un’asta di titoli a 12 mesi — riusciva a spuntare un rendimento negativo: -0,0540%. E’ una prima assoluta per i titoli a un anno. I biennali, invece, già  si erano distinti la scorsa settimana, con un tasso finale del -0,06%. Nonostante questo, ieri la domanda ha superato l’offerta di 2,3 volte, e Berlino ha venduto 2,7 miliardi di titoli. In altre parole, il mercato non solo è pronto a dare soldi alla Germania, ma anche a pagarla per questo.
Anche le crisi, quindi, hanno i loro dividendi. E Berlino ne sa qualcosa. Anzi, molto più di qualcosa: forse 10 miliardi di euro, se non addirittura 30, secondo le stime degli economisti. A tanto potrebbe salire la «cedola 2012» che, grazie alla crisi dell’eurodebito, entrerà  nelle casse tedesche. Sotto forma — eccoli — di minori interessi sul debito pubblico. Le emissioni di Bund, Schatz e Bobl (i titoli tedeschi, emblema della sicurezza in tempi di burrasca) sono diventate un affare per la Germania. Anche sul lungo periodo. I Bund a 10 anni, per esempio, sono passati da un rendimento del 5% del 2002 all’1,5% dell’ultima asta. E sul mercato secondario, dove ogni giorno si scambiano obbligazioni, il tasso è ancora sceso, fino all’1,17% di ieri: chi compra è disposto ad accettare cedole sotto l’inflazione per ben 10 anni, oppure spera di rivendere prima con una plusvalenza, quindi prevede tassi ancora più bassi. 
In totale, il dividendo berlinese potrebbe superare i 100 miliardi nell’arco di 10 anni. Sono solo stime, ma questi numeri valgono manovre su manovre, spending review su spending review. Quelle che, per intenderci, deve mandare in porto l’Europa mediterranea. Che, sicuramente, non ha i conti pubblici e la crescita economica vantati dalla Germania. E le casse tedesche sono certamente il maggior contribuente per i fondi di salvataggio europei. Ma, grazie ai mini tassi, sono anche il maggior «beneficiario» della crisi. E’ un aiuto che non guasta, proprio ora che la Bundesbank parla di «grandi incertezze» per le prospettive dell’economia, l’export preoccupa e il Dax conquista a sorpresa, ieri, la maglia nera dei listini europei. 
E che dire della Svizzera, anello di congiunzione geografico tra Italia e Germania? I suoi titoli a 10 anni garantiscono un rendimento dello 0,49%, il più basso di tutto l’Occidente, tanto che il famigerato spread con Berlino qui è addirittura negativo: -68 punti base. A Berna, però, non è tutto oro quel che luccica: la fuga di investitori verso la Svizzera ha fatto schizzare verso l’alto il franco, e la banca centrale si è dovuta impegnare a comprare euro in quantità  illimitata, per difendere la moneta elvetica da eccessive sopravalutazioni. 
Più a Nord, ormai non sono più solo i classici «primi della classe» — dalla Finlandia ai Paesi Bassi — a surclassare i nostri Btp. Sui decennali — che c’entri o no la crisi — negli ultimi giorni la Slovacchia ha pagato il 5,29% e, fuori dall’euro, la Lituania il 5,40%, la Polonia il 4,86% e la Repubblica ceca il 2,33%. Sulle stesse lunghezze d’onda ci sono per esempio la Thailandia (3,20%), la Malesia (3,42%) e le Filippine (5,65%). Verso Manila il nostro spread è di circa 70 punti.


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