Disco verde Consob a Unipol-Fonsai partono gli aumenti e i titoli crollano
I termini, per gli azionisti Fonsai, sono quelli già approvati venerdì scorso, quando il cda stabilì di offrire 252 azioni ordinarie per ogni azione posseduta, al prezzo di 1 euro (con uno sconto del 24,7% sul Terp, il prezzo teorico dopo lo stacco del diritto d’opzione, alla chiusura di Borsa del 5 luglio) e 252 azioni di risparmio per ogni titolo in portafoglio, al prezzo di 0,565 euro (con uno sconto del 24,9%). A sua volta Unipol in un cda tenuto in serata ha confermato le caratteristiche dell’offerta già votate una settimana fa. E dunque: 20 nuove azioni ordinarie al prezzo unitario di 2 euro ogni vecchia azione e 20 nuove azioni privilegio, al prezzo ordinario di 0,975 euro, ogni vecchio titolo.
Le ricapitalizzazioni sono molto pesanti rispetto al valore dei titoli
in Borsa, e la reazione del mercato è stata eloquente: Fonsai ha perso l’11,46%, Unipol ha ceduto il 5,31% e Premafin il 6,15% mentre si è mossa in controtendenza la Milano (+1,42%). Dalla chiusura di giovedì scorso, prima dell’annuncio dei prezzi degli aumenti, le azioni Fonsai hanno perso un terzo del loro valore, mentre i titoli Unipol hanno ceduto il 22,4%.
Sulla strada dell’aumento deve essere sciolto un ultimo nodo, tuttora in sospeso: la firma conclusiva del consorzio di garanzia. Morgan Stanley si è ritirata, e le altre sette banche comunque non si faranno carico delle azioni di risparmio Fonsai che restassero eventualmente inoptate: l’accollo per un rischio massimo di 182 milioni di euro sarà di Unipol. Ma fino all’ultimo si è continuato a trattare sulle clausole contrattuali, in particolare sulle evenienze che farebbero venir meno le garanzie del consorzio, costituito da Mediobanca, Unicredit e da cinque banche estere: Credit Suisse, Barclays, Deutsche Bank, Nomura e Ubs.
Nel frattempo, ieri si è riunito anche il cda di Premafin. Che non ha convocato al momento nessuna assemblea, né ordinaria né straordinaria, chieste rispettivamente da Paolo Ligresti e dal custode giudiziale del 20% di Premafin. La società ha confermato di voler fissare rapidamente entrambe le date «non appena espletate le attività istruttorie previste
ex lege nonché ottenute le necessarie evidenze documentali ». Né è stata richiesta la proroga, al 10 ottobre, dell’offerta Unipol, poiché la partenza dell’aumento di capitale dovrebbe mettere in sicurezza
l’intera operazione. Il consiglio ha invece approvato l’aumento di capitale da 400 milioni, riservato a Unipol.
Dal canto loro i fondi Sator e Palladio hanno annunciato che
intendono fare ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar del Lazio, che ha rigettato le richieste di sospensiva dell’ok dell’Isvap all’operazione.
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Il lavoro da difendere, il lavoro da cercare, il lavoro da stabilizzare, il lavoro per dare futuro e certezza a donne, uomini, giovani e non più giovani. Dovrebbe essere un concetto banale, invece soloproporre il tema come priorità è obiettivo tutt’altro che scontato. In sostanza possiamo dire che la crisi, la grande crisi del mondo, quella ignorata per tre anni dal governo appena “uscito” e sottovalutata dal duo Francia – Germania in Europa, è crisi figlia dell’aver spostato dal lavoro alla finanza, dall’eguaglianza alla diseguaglianza le finalità del “mercato”, se è questo: la scelta dovrebbe essere netta ed evidente, riportare al centro il lavoro; il lavoro produttore di ricchezza, non il denaro. All’esploderedella crisi l’invocazione diffusa era riproporre il governo politico economico del mercato, le regole.