Dalle farmacie agli enti locali così l’esercito delle lobby prova a sgonfiare la riforma

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ROMA â€” Si sono acquattati dietro il nastro rosso che da qualche tempo demarca il loro recinto, al primo piano di Palazzo Madama. Anche ieri i lobbisti non hanno mollato l’osso, fino a tarda sera. Per giorni e notti pronti ad agganciare i senatori della commissione Bilancio dalle cui mani passavano i destini delle loro aziende e dei loro committenti. Ora più pubblici che privati. E ancora una volta tornano a casa dimezzando quanto meno le perdite, attenuando gli affondi di “Mr. Forbici” Enrico Bondi. Hanno potuto contare, come sempre, sulla sponda convinta di parecchi senatori. Senza distinzione di schieramento.
Certo, non è il quasi successo con cui «rappresentanti degli interessi diffusi delle categorie» hanno salutato l’approvazione delle liberalizzazioni, a gennaio. Fatto sta che, a sentire i commenti, anche questa battaglia campale sulla
spending review in parecchi possono dire di averla almeno pareggiata. Con buona pace del governo e dello stesso presidente Monti, che ancora due giorni fa metteva in guardia degli agguati, dicendosi sicuro di spuntarla sulle lobby. La partita, dopo l’ultima notturna di ieri in commissione, si sposta da lunedì in aula. Ma quel che è fatto, è fatto: si viaggia spediti verso un maxi emendamento con fiducia. E allora ecco i vincitori e i (pochi) vinti dell’eterno braccio di ferro con corporazioni private e burocrazie pubbliche.
Fare la voce grossa — e avere i mezzi per farsi sentire — paga sempre. E così, ancora una volta, i farmacisti possono ritenersi in parte soddisfatti. «Le farmacie italiane hanno chiuso e chiuderanno ancora: insostenibile per noi qualsiasi ulteriore prelievo», protestava in mattinata Annarosa Racca, presidente di Federfarma, per quell’articolo 15 che incideva sul settore. È proprio attorno al nodo farmacie e sanità  privata che si consuma lo scontro finale in commissione. Col Pdl schierato a testuggine in difesa soprattutto delle prime. Senza alcuna remora. Al punto che il senatore abruzzese Paolo Tancredi, con la massima nonchalance, finisce col depositare (come si vede qui nel testo qui di fianco) il suo emendamento all’articolo 15 pro-farmacie omettendo di “sbianchettare” l’intestazione del fax che gliel’aveva recapitata il 26 luglio. «Farmacia Lurano », si legge, proveniente dal numero 0354… che sembrerebbe ricondurre alla provincia di Bergamo. Incidenti che capitano quando si agisce in piena scioltezza. Sicuri di farcela. E infatti in tarda sera sembrava si andasse verso uno sconto sui tagli previsti alla categoria. Ma restava aperto ancora il capitolo sanità  privata, sul quale il ministro Renato Balduzzi ha insistito: tagli 70 milioni alle strutture accreditate nel 2012, da 140 nel 2013 e da 180 nel 2014. Con la senatrice Simona Vicari che alla fine perde la pazienza e lo accusa di intelligenza col Pd: «Il ministro fa più politica che spending review, farebbe bene a spogliarsi dagli interessi di parte». I presidenti delle Province non hanno avuto bisogno di lobbisti, per loro hanno operato direttamente i senatori della «strana maggioranza». A conti fatti, addio all’accorpamento, si passa al più cauto «riordino». Anzi, proprio quegli enti locali indebitati che fino a poco tempo fa sembravano votati alla cancellazione, riceveranno cento milioni di aiuti. Non male, ieri sera il presidente dell’Upi Giuseppe Castiglione quasi festeggiava: «Il riordino apre ora per noi la possibilità  di rispondere ad una sfida importante». E di tirare un sospiro di sollievo. Lo tirano con lui Domenico Benedetti Valentini, il pidiellino che riesce a salvare la sua Spoleto, ma anche i democratici che mettono in salvo la Provincia di Terni, per esempio. Pasquale Viespoli, il “Responsabile” beneventano, ieri pomeriggio si è pure fiondato a Palazzo Grazioli da Silvio Berlusconi per sponsorizzare la sua battaglia. Combattuta (e vinta) assieme a Clemente Mastella, che della sopravvivenza di Benevento Provincia aveva fatto una battaglia di principio. «È l’assalto di vecchi partiti e burocrazie» commenta sconsolato il deputato del Misto alla Camera Santo Versace. Ma tant’è. E non è neanche una novità . Al pallottoliere, al momento, sembra siano destinati a pagare dazio giusto categorie prive di lobbisti all’altezza. Come gli esodati o i contribuenti di otto Regioni che subiranno l’aumento dell’addizionale Irpef.


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