Annuncio shock dei Comuni “Stipendi di agosto a rischio troppi tagli e basso gettito Imu”

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ROMA â€” «Ad agosto alcuni Comuni, come Lecce, rischiano di non riuscire a pagare gli stipendi dei propri dipendenti». Lancia l’allarme il vicepresidente dell’Anci, e sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo, ieri al termine della riunione della Conferenza Unificata. Interpellato conferma: «Sono in difficoltà  tutti i Comuni che hanno incassato tra il 30 e il 50 per cento con l’acconto di giugno rispetto alle stime complessive dell’intero anno». Complessivamente a fine agosto il sistema degli 8.000 comuni italiani dovrà  trovare 1,2 miliardi per pagare gli stipendi ai propri dipendenti. A pesare sulle casse dei Comuni e sulla liquidità  di agosto lo scarso successo, in molti casi, dell’acconto di giugno dell’Imu che è rimasto fermo al 30-40 per cento del gettito complessivo stimato per fine anno. Molti cittadini evidentemente hanno sfruttato pienamente le possibilità  offerte dalla reteizzazione: tre rate (giugno, settembre e dicembre) per la prima casa e due rate (giugno e dicembre) per la seconda casa. Pochi hanno pagato in unica soluzione, visti i tempi di crisi che corrono.
A RISCHIO ROMA E NAPOLI
Molte le città  a rischio, secondo i parametri forniti dallo stesso vicepresidente dell’Anci, sono 41 i Comuni che hanno incassato meno del 50 per cento. Oltre a Lecce sotto quota 40 per cento degli incassi, cioè meno della metà , ci sono Rimini, Olbia, Mantova, Carrara, Pesaro, Monza, Reggio Emilia, Perugia, Massa e Imperia: si tratta di Municipi in allarme rosso. Incagliati tra incassi che vanno dal 40 al 50 per cento di quello che contano di incassare a fine anno con la rata di settembre e il saldo di dicembre. Comuni importanti come Roma (che ha incassato solo il 45,3 per cento) e Napoli (che ha rastrellato solo il 45,9). Ma preoccupazioni
si scorgono anche in altri grandi centri: Modena (dove è stato incassato il 40,4 per cento), Firenze (42%), Parma (42,7%), Cagliari (45,7%), Brescia (45,8%), Verona (46,6%), Padova (46,6%), Genova (46,6%), Bologna (47,4%), Catania (47,7%).
LE ALIQUOTE A SETTEMBRE
Di conseguenza il piatto piange tanto più che la prima rata si doveva pagare con le aliquote base, cioè senza la maggiorazione municipale (4 per mille la prima casa e 7,6 per mille la seconda). E’ assai probabile che le risorse arriveranno a settembre e con il saldo di dicembre, ma ciò non basterà  ad evitare la vera e propria crisi di liquidità  che i Comuni si trovano ad affrontare in questo torrido agosto e che sta gettando nell’angoscia impiegati e dipendenti Municipali. Era dagli Anni Ottanta che non si verificava una simile evenienza: allora era stato rinviato in alcuni Comuni il pagamento di una settimana o quindici giorni. Non è escluso a questo punto che molti Comuni, visti gli incassi magri, sfruttino la possibilità  di rincarare le aliquote entro il 30 settembre.
LA SPENDING REVIEW
L’altro elemento che preme sulle casse dei Comuni e che impedisce di compensare lo scarso gettito dell’Imu con altre risorse è il taglio dei trasferimenti reso già  operativo con il decreto sulla spending review. Per i Comuni la riduzione dei trasferimenti, operata agendo su alcuni fondi, tra cui quello per le politiche sociali, quasi azzerato, è stata pari a 500 milioni per il 2012 e 2 miliardi di euro dal 2013. Troppo per poter far fronte alle spese in presenza di casse già  esauste. «In alcuni Comuni – ha spiegato
Cattaneo – non ci sono più soldi in cassa. Nella Conferenza Stato- città  della prossima settimana è necessario che il governo dia ufficialmente seguito all’impegno di colmare i minori introiti Imu, anche perché quelle città  che hanno incassato di meno rispetto alle previsioni del governo si sono già  viste tagliare i trasferimenti in misura corrispondente alle errate previsioni sugli introiti». In allarme anche il sindaco di Vicenza, Achille Variati. «Piuttosto che alzare le tasse ai cittadini di Vicenza – ha affermato – presento in rosso al prefetto i libri contabili del Comune ». Intanto, uno degli emendamenti dei relatori al decreto sulla spending review ha fatto saltare ieri l’obbligo per tutti gli enti locali di sopprimere o accorpare i propri enti o agenzie, a patto che realizzino con essi un risparmio del 20%.
REGIONI IN RIVOLTA
Se i Comuni lanciano l’allarme stipendi e le Province quello della mancata riapertura delle scuole, le Regioni sono in mobilitazione. I tagli previsti dalla spending review «non consentono di sottoscrivere il nuovo Patto per la salute 2013-2015». Le Regioni, per la prima volta, hanno minacciato di far mancare la propria firma in un documento che hanno presentato ieri al governo durante la Conferenza Unificata, presente il ministro della Sanità , Renato Balduzzi. Dopo mesi di lavoro e di confronto con il Governo il nuovo Patto, che doveva vedere la luce dopo l’estate, rimane dunque lettera morta. E c’è di più: «Con questi tagli il rischio è di non poter non solo siglare il Patto della salute ma neanche gestire la sanità  dal prossimo anno», lancia l’allarme il governatore delle Marche, Gianmario Spacca. Nel documento presentato ieri al governo, le Regioni chiedono «di attivare un tavolo di lavoro congiunto con il supporto dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) per la verifica puntuale sui prezzi di riferimento, sui dati relativi al settore dei beni e servizi e delle tariffe».


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